Dal Piccolo del 20/03/12
Rigassificatore sotto la lente della Procura
Sentito ieri dal pm Frezza il sindaco di Muggia Nerio Nesladek sulla sicurezza e su presunti artifici progettuali
di Claudio Ernè
Il sindaco di Muggia Nerio Nesladek ieri mattina ha passato quasi un’ora nello studio del pm Federico Frezza. Quando al termine del colloquio è riemerso nel corridoio della Procura della Repubblica, il sindaco non ha avuto difficoltà a spiegare la sua presenza in un ufficio che da anni e anni la stragrande maggioranza di politici e degli amministratori pubblici non ama certo frequentare.
«Sono venuto a spiegare i dettagli dell’esposto che ho presentato a febbraio sul rigassificatore di Zaule. Sono qui da testimone, da persona informata sui fatti».
Sui dettagli del colloquio col magistrato inquirente, Nerio Nesladek non ha voluto addentrarsi. Il segreto istruttorio protegge infatti le sue parole ma soprattutto le domande che gli ha posto il magistrato. Certo è che se un esposto è stato presentato e un pm ha sentito l’esigenza di ascoltare una persona informata sui fatti, è evidente che un fascicolo di indagine è stato formalmente aperto dal pm Federico Frezza.
«Sono stato convocato – ha affermato il sindaco di Muggia, svelando un dettaglio non secondario: la richiesta di sentirlo come testimone era arrivata da chi sta indagando. Prima di allontanarsi dal palazzo di Giustizia il sindaco ha svelato un altro particolare significativo. «Oltre della vicenda del rigassificatore di Zaule, indicentalmente ho parlato anche del progetto del terminal ro-ro e dell’area un tempo occupata dagli impianti della raffineria Aquila».
Non è un mistero per nessuno che il Comune di Muggia, così come quelli di Trieste e di San Dorligo sono contrari all’insediamento dell’impianto progettato dalla società spagnola “Gas Natural”. L’esposto presentato alla Procura della Repubblica all’inizio dello scorso febbraio ne sottolinea le carenze e i presunti “artifici” progettuali.
Il punto nodale delle critiche al progetto ma anche dell’esposto presentato alla magistratura, è rappresentato dal problema della sicurezza di migliaia di persone che l’impianto di rigassificazione metterebbe a repentaglio in caso di un incidente.
In una recente assemblea anche lo studio geotecnico è stato giudicato “errato”; critiche pesanti hanno coinvolto anche l’utilizzo massiccio dell’acqua di mare del vallone di Muggia utilizzata, secondo il progetto- per riscaldare il gas liquido, portandolo alla stato gassoso. Altrettanto cristallino è stato di recente l’atteggiamento del sindaco di Muggia sulla scelta tra rigassificatore e terminal ro-ro. Le aree coinvolte dai due progetti sono adiacenti. L’una di fronte all’altra. Ecco perché Nerio Nesladeck ha affermato di temere «fortemente che lo sviluppo economico del territorio sia in pericolo. Un terminal ro-ro insediato nei 200 mila metri quadrati dell’ex Aquila, è un’ipotesi che caldeggiamo da sempre. Per questo auspichiamo che la contrapposizione si risolva presto…» La contrapposizione a cui accenna il sindaco di Muggia è quella che è già approdata al Tribunale civile di Trieste: da una parte è schierata la “Samer Shipping”, dall’altra la “Teseco spa”, proprietaria dei terreni dell’ex Aquila. Nella causa la società di armamento chiede al giudice di impedire alla controparte di poter disporre dei terreni dell’ex Aquila: allo stesso tempo viene chiesto alla magistratura di inibire all’Ezit e all’Autorità portuale la possibilità di firmare concessioni e autorizzazioni che consentano di svolgere attività economiche in quell’area.
Una selva di attori in gioco a sparigliare le carte
Sempre più complessa, sempre più articolata e sfaccettata. Si complica ulteriormente la vicenda annosa del rigassificatore di Zaule. Nuovi “attori” entrano in scena e si affiancano ai comitati, ai voti unanimi espressi dai Consigli municipali, alle scelte dei sindaci e della Provincia e alle indecisioni delle Regione. Sullo sfondo della scena è presente lo Stato, nel senso dell’esecutivo, del Governo “tecnico” che gode oggi di un consenso senza uguali e sembra deciso a decidere. Ora sono entrati in scena nuovi attori e nuovi “mattatori”. C’è il Tribunale civile a cui è ricorsa la “Samer Shipping” a tutela del proprio interesse a realizzare nell’area dell’ex Aquila un terminal traghetti destinato ai Tir. C’è anche la magistratura amministrativa che dovrà dipanare gli inevitabili ricorsi che accompagnano ogni realizzazione di una qualche importanza pubblica. E ora sappiamo che c’è anche la Procura della Repubblica che ha il ruolo istituzionale di verificare che negli annosi iter dei vari progetti e delle richieste di finanziamento, non sia stato commesso qualche reato. Proviamo a mettere in fila tutti coloro che sono coinvolti direttamente in questa vicenda. C’è la Gas Natural, c’è la Samer Shipping, la Teseco, l’Ezit, l’Autorità portuale, i Comuni di Trieste, Muggia, San Dorligo, con i rispettivi sindaci e assessori, la Provincia, la Regione, il Ministero dell’Ambiente e quello delle Attività industriali. C’è il Tribunale civile, quello amministrativo, la Procura della Repubblica e forse anche, a breve scadenza, la Procura della Corte dei Conti che dove vigilare sui presunti danni erariali. Ci sono poi i consulenti tecnici e quelli legali alla cui assistenza nessuno nel nostro Paese è disposto ragionevolmente a rinunciare. Nel momento in cui una soluzione sulla realizzazione del rigassificatore si stava profilando all’orizzonte, nuovi attori sono entrati in scena. Il gioco si amplia, la “carte”, una volta in più vengono “sparigliate”.