CSA UDINE/ Già arrivata la condanna

Messaggero Veneto 23 febbraio 2012

Chi gli ha dato la notizia non si sa, comunque la cosa è finita perfino in on-line

 

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Occupò l’ex macello il pm: «Va multato»

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di Luana de Francisco

Occupò l’ex macello

il pm «Va multato»

E De Toni si oppone

Chiesta la condanna a 500 euro per l’invasione di agosto.

Il difensore: accusa infondata, fu un’azione dimostrativa

 

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UDINE. Era stata un’“occupazione lampo”, iniziata e finita nel giro di 24 ore, ma – a detta del suo stesso promotore – perfettamente riuscita sia sul piano pratico, sia su quello dimostrativo. Era il 10 agosto del 2011 e Paolo De Toni, portavoce del Centro sociale autogestito, con un blitz assolutamente “solitario” e dopo avere affisso due cartelli a un portone arrugginito su via della Roggia, era entrato in due edifici dell’ex macello di via Sabbadini.

Entrambi di proprietà del Comune e ricadenti in un’area dichiarata dismessa e inagibile. A farlo sloggiare, quella stessa sera, erano stati gli agenti della Digos. La mattina successiva, la Polizia municipale aveva completato l’opera, “blindando” l’area e sbarrando così la strada all’irriducibile anarchico.

Soddisfazione personale a parte, tuttavia, da quella sortita De Toni aveva ricavato anche una nuova denuncia per occupazione abusiva. Denuncia che era finita sul tavolo del sostituto procuratore Andrea Gondolo e che era in breve confluita in un fascicolo che lo vedeva indagato per l’ipotesi di reato di invasione di terreni o edifici. Per l’esattezza, nella fattispecie che esclude la perseguibilità a querela, trattandosi di terreni ed edifici pubblici. L’indagine si è chiusa in questi giorni con la richiesta da parte del magistrato di un decreto penale di condanna: 500 euro di multa la pena proposta. Assistito dall’avvocato Andrea Sandra, De Toni ha comunque deciso di resistere. E, quindi, di presentare opposizione, chiedendo di andare a dibattimento.

«Riteniamo l’accusa non fondata – ha spiegato l’avvocato Sandra – . Per poter parlare di invasione di edifici, occorre che vi sia una presa di possesso o che vi si realizzino delle opere. De Toni, invece, si era limitato a entrare in una delle tante aree del Comune in stato di totale abbandono, come avvenne anche per quella di via Scalo nuovo, per dare corso a una classica azione dimostrativa. Soltanto proclami, dunque, finalizzati a ribadire la richiesta al Comune di mettere a disposizione del Csa spazi altrimenti inutilizzati».

A questo proposito, il legale ha ricordato la sentenza di assoluzione pronunciata lo scorso aprile dal giudice monocratico, Angelica Di Silvestre, al termine del processo che vedeva lo stesso De Toni e altre 35 persone accusate di invasione arbitraria di proprietà altrui, in relazione all’occupazione della palazzina di via Scalo nuovo, di proprietà di Trenitalia e Ferrovie dello Stato. Occupazione cominciata il 2 giugno 2006, poco dopo lo sgombero dalla storica “sede” nell’ex mercato ortofrutticolo di via Volturno, e terminata il 10 dicembre 2009, con un’operazione a sorpresa dei carabinieri. Il blitz dello scorso agosto nasceva proprio da lì: dalla promessa con la quale De Toni si era impegnato a individuare una nuova sede, entro la scadenza del secondo “esilio”.

Una volta dentro, il leader degli anarchici friulani aveva definito i locali “occupati” – la sala bovini e quella posta di fronte – «per nulla pericolanti, nè soggetti a infiltrazioni d’acqua, come la maggior parte degli altri edifici dell’area, ma pieni di rifiuti e bisognosi di una massiccia bonifica. Qui – aveva affermato – è facile entrare e questo ne ha fatto spesso i dormitori per i “senza tetto”. Io stesso mi sono limitato a passare attraverso una rete, dal parcheggio dell’ex frigorifero, senza bisogno di scavalcare».