FERROVIE: chiusi i bagni nelle piccole stazioni

Da Il Piccolo del 09/01/12

 

Pochi passeggeri, Ferrovie chiude i bagni in sei stazioni

 

Carnia, Cormons, Gemona, San Giorgio, Tarvisio Bosco Verde e Villa Opicina sotto la soglia dei 500 viaggiatori al giorno: niente servizi igienici dal 1° gennaio

 

 

di Elena Placitelli

 

TRIESTE. Da quando è iniziato il nuovo anno, in sei stazioni ferroviarie del Friuli Venezia Giulia non si può più fare pipì. Nei primi giorni di gennaio, Rete ferroviaria italiana ha infatti chiuso a chiave i servizi igienici delle stazioni di Carnia, Cormons, Gemona, San Giorgio di Nogaro, Tarvisio Bosco Verde e Villa Opicina, vietandone l’accesso al pubblico. Si tratta di stazioni aperte al personale e al traffico dei convogli per passeggeri, eccezion fatta per Villa Opicina che, da quando è stato abolito il collegamento per Budapest, è attraversata soltanto da treni merci. Stazioni tutt’altro che chiuse, dunque, ma presidi ferroviari attivi a tutti gli effetti.

 

La decisione è stata presa da Rete ferroviaria italiana in via definitiva. L’azienda ha infatti comunicato di aver deciso di applicare la normativa europea, in vigore già da tempo. E di averla applicata con mano morbida: Anzi, morbidissima. «Se il regolamento europeo prevede di chiudere i bagni di tutte le stazioni con meno di mille viaggiatori al giorno – spiegano – Rfi ha deciso di applicarla solo per le stazioni che di presenze ne contano la metà». Secondo i calcoli di Rfi, queste sei stazioni non avrebbero dunque raggiunto la soglia minima di 500 viaggiatori al giorno, ottenendo con l’inizio del 2012 il “via libera” alla chiusura definitiva dei servizi igienici. Il calcolo è stato messo in discussione dai pendolari di San Giorgio di Nogaro che, passate le feste, sono tornati in stazione per andare all’Università e a lavorare. Ma quando a qualcuno è scappata la pipì, si è accorto che i bagni erano stati chiusi e di doversi arrangiare in altro modo. Da lì la presa di coscienza del provvedimento e la conta dei pendolari. Indipendentemente dai numeri, resta però il fatto che ad essere stato vietato è un servizio primario. Dopo la battaglia per far tornare l’acqua alle fontanelle (vinta quest’estate dal Comitato dei pendolari), s’intravedono tutti i presupposti per un’altra grande bufera. Prima i treni notturni cancellati, poi le stazioni intermedie di Cervignano, Latisana e San Donà boicottate dai collegamenti a lunga percorrenza.

 

L’esplosione di polemiche che ha accompagnato l’entrata in vigore del nuovo ferroviario sembrava essersi placata. E invece con l’inizio del nuovo anno la notizia della chiusura dei bagni ha tutta l’aria di poter sollevare un altro grande polverone. Ne è consapevole Rfi stessa: «Questa decisione creerà sicuramente dei disagi – commentano dall’azienda – ad esempio in caso di treni in ritardo o soppressi. Va però anche detto che i bagni delle stazioni venivano costantemente presi di mira da atti vandalici, che li rendevano inutilizzabili. Non potendo più l’azienda sostenere le spese per la manutenzione ordinaria (pulizie) e straordinaria (per sistemare i bagni rotti dai vandali) è stato così introdotto questo provvedimento».

 

E adesso? «Nulla vieta ai Comuni e ai bar delle stazioni – chiosa Rfi – di trovare una soluzione alternativa». Elena Placitelli