ANTIMILITARISMO/ Sabotaggio nella caserma Cantore a Tolmezzo

Messaggero Veneto 18 ottobre 2011

 

La caserma “Cantore” di Tolmezzo che ospita il 3°reggimento di artiglieria terreste

Sabotati alcuni mezzi militari
nella caserma di Tolmezzo

Una dozzina di mezzi sono stati resi inutilizzabili con dello zucchero messo nella notte nei serbatoi. Bloccata un’esercitazione a fuoco. Sui mezzi dipinti falci e martello e simboli della pace. Si sospetta di alcuni volontari in ferma breve.

TOLMEZZO. Una dozzina di mezzi dell’Esercito del Terzo Reggimento di artiglieria terrestre di stanza nella caserma “Catore” a Tolmezzo, in provincia di Udine, sarebbero stati sabotati e resi temporaneamente inutilizzabili all’interno della caserma.

A renderlo noto è il portale di informazione su sicurezza e difesa GrNet.it secondo cui il «fatto sarebbe accaduto la notte tra domenica e lunedì scorsi, ma la notizia è trapelata solo ora». I mezzi sarebbero stati bloccati versando dello zucchero nei serbatoi, bloccando di fatto un’esercitazione a fuoco programmata. Sui mezzi sarebbero state dipinte con una vernice rossa spray i simboli di falce e martello e la «A» cerchiata di rosso dei movimenti anarchici.

Secondo GrNet.it, «le rivendicazioni di tale atto proverrebbero dai volontari in ferma breve. Una delle tante scritte rinvenute sui mezzi infatti reciterebbe “più rispetto per il personale volontario e di truppa, non nascondetevi dietro al grado”; altri frasi dello stesso genere sarebbero state incollate sui vetri dei mezzi con dei fogli di carta».

 

Messaggero Veneto del 20/10/11

 

La Julia: i sabotatori hanno agito in gruppo

 

Potrebbero arrivare oggi stesso i Ris per dare un contributo determinante alle indagini e per chiudere quanto prima la vicenda che sfregia fastidiosamente l’immagine della Julia. Tra gli elementi a disposizione degli investigatori c’è anche il ritrovamento della bomboletta spry usata per imbrattare i mezzi sabotati. Quei segni sui parabrezza hanno però di fatto insospettito gli altri soldati che hanno immediatamente effettuato una verifica meccanica sui mezzi che ha messo in luce il sabotaggio con lo zucchero. Secondo le prime indiscrezioni, sarebbero dunque molti gli elementi attorno ai quali ruoteranno le indagini. Anche perchè la speranza è che qualcuno possa avere visto qualcosa nella notte tra domenica e lunedì scorso e adesso decida di vuotare il sacco. (d.pe.) di Domenico Pecile wTOLMEZZO Una buffonata, una goliardata, una bambinata; in ogni caso, un episodio senza alcuna giustificazione. I commenti dei vertici della caserma “Cantore” di Tolmezzo, sede del 3° Reggimento artiglieria di montagna, sembrerebbero benevoli, sdrammatizzanti. In realtà, oltre a un comprensibile imbarazzo nascondono la volontà della Julia di usare il pugno di ferro. Ragazzata? Certo, potrebbe essere. Ma chi ha sbagliato, fanno sapere, adesso rischia il carcere. Quello militare. Del resto, come spiega il generale Giovanni Manione, comandante della Julia, che di se stesso dice essere “un alpino fin nel midollo”, «chi ha sabotato alcuni mezzi dell’esercito mettendo dello zucchero nel serbatoio e sporcando gli stessi mezzi con gli spray ha commesso un reato. Un reato – aggiunge – che per i colpevoli potrebbe significare la prigione». E che la Julia abbia intenzione di chiudere quanto prima l’incidente perlomeno odioso sotto il profilo dell’immagine (anche perchè non ha precedenti) lo testimoniano tre elementi. Primo: il comandante Manione ha deciso di parlare senza remora alcuna. Secondo: è stato annunciato l’arrivo dei Ris, chiamati a dare un supporto determinante alle indagini. Terzo: è stato aperto dalla Procura militare un fascicolo per danneggiamento. «Secondo me – dichiara Manione – si è trattato di una bambinata di qualcuno che ha male interpretato le disposizioni operative. Mi spiego: dopo il rientro dall’Afghanistan e un periodo di stasi, adesso l’attività è ripartita a mille. Bene, credo che qualche ragazzino, probabilmente stressato per la ripresa degli addestramenti, abbia avuto un colpo di testa». Poi, due precisazioni dello stesso comandante. La prima riguarda il fatto che probabilmente «ad agire non è stato un singolo soldato, ma due, tre o forse quattro»; l’altra che la motivazione della bravata «non è assolutamente ascrivibile a un malumore interno alla caserma, come qualcuno vorrebbe far credere». Manione smentisce poi le voci, riferite dal portale di informazione su sicurezza e difesa GrNet.i secondo cui sui mezzi sabotati sarebbero state dipinte con una vernice rossa spray simboli politici come la falce il martello, la A degli anarchici e anche la svastica nazista. «Credo di poter affermare con assoluta sicurezza – precisa – che chi ha usato lo spray sul parabrezza non ha disegnato alcun simbolo politico. E chi dice questo usa la fantasia». Eppure, anche ieri lo stesso portale GrNet.it insisteva sul fatto che sui mezzi sabotati sono comparsi simboli di carattere politico. Insomma, gli interrogativi restano. E il primo sorge spontaneo: possibile che nessuno abbia visto nulla? Manione replica immediatamente: «All’interno della caserma non ci premuriamo di prendere precauzioni contro noi stessi. Qualcuno, semplicemente, è sceso dalle camere e ha fatto quello che ha fatto. E chi poteva vederlo? Del resto, è come se un padre di famiglia dovesse preoccuparsi che qualcuno dei suoi familiari potrebbe rubare in casa». Intanto, come fa capire lo stesso comandante, la macchina investigativa – per individuare quanto prima i colpevoli – è già in moto ed è affidata alla Procura militare e allo stesso comandante della Caserma che, nella fattispecie, ricopre anche il ruolo di ufficiale giudiziario