Messaggero Veneto LUNEDÌ, 17 OTTOBRE 2011 Pagina 7 – Cronache
LA POLEMICA
Rc agli indignati: no ai partiti? In tutte le altre piazze ci sono
Indignati e divisi al loro interno. All’indomani della manifestazione di piazza, nel movimento friulano si delineano le prime diversità di vedute. A evidenziarle è il segretario regionale di Rifondazione comunista, Kristian Franzil, secondo il quale, sabato pomeriggio, gli organizzatori non avrebbero dovuto chiedere di ammainare le bandiere rosse. «Dispiace che Udine non segua l’impostazione di Roma e delle altre piazze europee dove il movimento è aperto a tutti» sostiene Franzil dopo aver sfilato, con altri 200 indignati friulani, lungo le vie della capitale. Da Udine, in effetti, sono partiti 4 pullman alla volta di Roma. «Non si capisce – continua il segretario regionale di Rc – perché uno sia legittimato ad andare in piazza con la maschera del protagonista del film “V per vendetta” e non con la bandiera di Rc». Chiaro il riferimento a uno degli organizzatori, Aristide Menossi, che, sabato pomeriggio, si è presentato in piazza proprio con la maschera simbolo del film “V per vendetta”. Detto questo però, lo stesso Franzil fa notare che a Roma, proprio per garantire la libertà di espressione a tutti, erano stati organizzati più palchi, mentre a Udine c’era un palco unico nonostante i giovani del centro sociale avessero organizzato un concerto al quale sono stati costretti a rinunciare per far spazio alla manifestazione. Allo stesso modo, Franzil condivide la condanna delle violenze, ma ci tiene a sottolineare che «a Roma i Black bloc erano un centinaio su 500 mila». A suo avviso, insomma, il movimento deve andare oltre. Da qui l’invito agli indignati friulani a «non fermarsi, a organizzare subito altri incontri aperti a tutti. Questo per evitare una chiusura dannosa al movimento». La frattura tra indignati e Rifondazione comunista era nell’aria già sabato pomeriggio quando alcuni organizzatori hanno criticato un volantino che Rc avrebbe preparato per promuovere l’evento con il simbolo del partito. Non a caso Giorgio Cella quando ha visto sventolare le bandiere rosse ha invitato ad abbassarle. «Siamo qui come cittadini – ha sottolineato Cella – i simboli politici non sono ammessi». L’invito però è stato respinto al mittente da Luciano Tedeschi e Giorgio Giaiotti: «Siamo qui perché anche loro hanno partecipato alle nostre riunioni, nessuno gli ha mai vietato di farlo». Secondo i militanti di Rifondazione comunista, infatti, gli indignati friulani anziché rifiutare le bandiere rosse avrebbero dovuto farsi raccontare da chi ha già lottato contro il capitalismo come avevano organizzato le battaglie del passato.
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Veloce commento in continuazione a quello fatto ieri
In realtà è vero il contrario di quanto dice Franzil, cioè gli indignados, nelle loro genesi spagnola sono nati proprio contro tutti i partiti e rivendicando una schietta e radicale metodologia autogestionaria. RC per legittimarsi ricorre ad una sua oramai inesistente natura anticapitalista in realtà poco presente anche nel passato del PCI. Il fatto è che gli organizzatori pur avendo una qualche legittimità attuale, in quanto effettivamente riescono a rappresentare il grado medio di percezione del problema, che in Friuli molto difficilmente può andare oltre la protesta espressa come opinione invece che come lotta, non ne hanno una storica, cioè più o meno il contrario della sinistra che però è oramai intrallazzata con il potere come si vede nel modo debole e contradditorio con cui sostiene la lotta alla TAV. Franzil, ( che peraltro è un Assessore – non eletto – del Comune di Udine) nella fattispecie, non è assolutamente adatto a difendere i “valori” della sinistra di cui i militanti di base possono essere in linea di principio ancora i portatori. Le inclusioni e le esclusioni non devono offendere i sentimenti politici di alcuno. Le bandiere in Piazza ci potevano anche stare, ma come ospiti e non come artefici politici e non andava distribuito il volantino che metteva il cappello all’iniziativa. Per quanto riguarda il CSA che pure ha una esplicita impostazione anarchica- libertaria, quando si impegna in prima persona nell’organizzazione per la lotta NO TAV non porta mai bandiere rossonere e/o nere con l’A cerchiata, ma solo le bandiere No Tav. Questo è il metodo. Invece RC porta le sue bandiere, se gli conviene e quando gli conviene, come davanti alla Prefettura dopo l’attacco alla Valsusa in una iniziativa dei comitati No Tav. Ritornando agli indignados, l’eventuale continuità da dare a questo movimento passa per altre discriminanti ed altre valutazioni sostanziali alle quali nessuno si può sottrarre né gli organizzatori di sabato, né la sinistra e neppure noi ovviamente (anche se le nostre posizioni sono abbastanza chiare, come espresso sopra). Possiamo aggiungere che noi avevamo partecipato ad alcune fasi della organizzazione per l’iniziativa di sabato 15 ottobre e ci siamo tolti, non per l’ingenuità degli organizzatori di aver chiesto il patrocinio del Comune, ma proprio per l’ambiguità dell’impostazione riguardante Honsell (che a quanto pare, per loro fortuna, era in India) che andava pregiudizialmente escluso. Il problema del metodo, più che nel partecipare con le proprie bandiere all’evento, è semmai quello di partecipare alla formazione dell’evento stesso e nel mantenere una coerenza stabile e continuativa in merito, qualora se ne sia condivisa l’impostazione.
Paolo De Toni – Cespuglio