Nell’udienza di questa mattina venerdì 29 gennaio il processo per l’occupazione del CSA di via Scalo Nuovo è stato rinviato al 22 ottobre
Iniziative in corso:
Sabato sera concerto a Rivignano
Sabato pomeriggio volantinaggio in Piazzetta del Lionello ad Udine alla manifestazione antirazzista
Volantino
INFORMAZIONI PER I CONSUMATORI
Frutta e verdura italiane avvelenate dal virus hsv – human slavery virus.
Sì, dalla schiavitù. E’ bene che chi ancora non lo sa, lo sappia.
Che lo sappiano quei milioni di italiani che quotidianamente a mezzogiorno guardano le trasmissioni culinarie della televisione nelle quali tra una canzoncina e una scaloppina si ripete in continuazione quanto si deve comprare i frutti italiani, più buoni, più meglio. L’altro giorno tra pentole e padelle è comparso anche il ministro Zaia, tovagliolino verde, a cantare la stessa nenia.
Più fresco, più di stagione, più a km.0: tutto bello, ma quando arance, mele e meloni, fragole, pomodori e olive, perfino le carote sono raccolte fra lacrime sudore e sangue, tutto questo è contaminato dal peggiore dei veleni il cui vettore è sempre l’ignoranza e l’indifferenza.
Che dire ancora dopo Rosarno che già la BBC aveva mostrato in un servizio video il 25 febbraio 2009?
E prima di quello, Medici senza frontiere nel 2005 avevano già documentato tutto con una ricerca intitolata “I frutti dell’ipocrisia”, poi nel 2006 Fabrizio Gatti, giornalista dell’Espresso aveva scritto “Io schiavo in Puglia”. Sfruttati. Sottopagati. Alloggiati in luridi tuguri. Massacrati di botte se protestano. Diario di una settimana nell’inferno. Tra i braccianti stranieri nella provincia di Foggia”. Un resoconto agghiacciante che avrebbe dovuto far aprire inchieste, sollecitare indagini, portare a denunce.
Nulla.
Lo schema è semplice. Masse umane, da usare affinché il costo del lavoro sia pressoché zero per guadagnare poi sui prezzi di vendita; perché i pelati che compri dagli scaffali a 3 euro possano essere pagati ai produttori a 4 centesimi. Uomini e donne da tenere sotto il ricatto dell’espulsione, con l’applicazione più o meno rigorosa di leggi disumane, a seconda delle necessità economiche del momento ben compensate dalla realizzazione dei CIE quali serbatoi-lager di corpi senza diritti. Umanità da additare come l’origine dei mali del mondo sicchè il beota di turno possa sbroccare nel razzismo che ha imparato a memoria da chi lo governa, che intanto, economicamente sta fottendo pure lui che lo vota contento.
Il sistema è perfetto. Ci guadagnano tutti. L’economia che paga poco e incassa molto, con la possibilità di mantenere per tutti, immigrati e no, salari da fame [e via a fare la caccia agli stranieri e non ai padroni!]; i parassiti collaterali come gli imprenditori agricoli che dopo l’utilizzo di manodopera in regime di schiavitù si mette in coda per i contributi di Bruxelles, i parassiti istituzionali, i gestori dei CIE che con i loro 79,00 euro per persona nei geli dell’inverno non danno né riscaldamento né una coperta, e, più di tutti, i politici che titillando il razzismo del popolo idiota incassano voti.
Maroni è mitico quando afferma che si è usata troppa tolleranza con gli stranieri, non per dire di tutto il bestiario razzista che lui e i suoi amici-camerati sono riusciti a pensare in termini di ordinanze tra le più grottesche per impedire di vivere a chi non è nato col sole delle alpi stampato in fronte, ma perché non è stato capace di fare neanche un pensierino piccino picciò sul lavoro nero, su chi lo gestisce e lo organizza, e siccome “chi tace acconsente” è come se un ministro ci venisse a dire che questo è legittimo e normale, che così si fa. Bene! Bravo!
Sacconi, ministro del lavoro, dove sei? A contare le dosi di vaccino contro il virus h1n1 da rivendere (scaduto e inefficace?) ai paesi dai quali gli immigrati provengono e ai quali così amabilmente sul suolo italico rifiutate ogni cura?
Ministro Zaia, molla il mestolo della “Prova del cuoco”, affronta la prova del fuoco del bracciantato schiavizzato che tinge il succo di ogni arancio tarocco di sangue e vergogna!
E poi, dulcis in fundo, in un comune sciolto per mafia sulla “Repubblica” di oggi 9 gennaio ci dice che :”In ambienti investigativi si fa anche notare che dove ci sono soldi, soprattutto in certe realtà, c’è anche la ‘ndrangheta.” Vhuauu! Anzi, ancora meglio, in questo ore si sta mettendo a punto la quadratura del cerchio: sarebbe la ‘ndrangheta ad aver manovrato la protesta degli immigrati e poi quella dei cittadini di Rosarno; non a caso nel giorno in cui i ministri Roberto Maroni ed Angelino Alfano, annunciavano nuove misure (aspettiamo ancora di sapere quali -chissà che dirompenti!) contro le cosche dopo la bomba esplosa alla Procura generale, altrimenti non si spiegherebbe perché: -testuali parole- “un fatto apparentemente casuale e privo di gravi conseguenze, come i due immigrati feriti da un fucile a pallini per un “motivo banale”, possa avere provocato una reazione tanto violenta”.
Tutto, perfino un’apparente lotta a ’ndrangheta e compagnia bella pur di non toccare il cuore del problema di un’”economia” che si regge su sfruttamento, caporalato e lavoro nero che deve rimanere com’è, e com’è rimarrà rimpiazzando semplicemente gli schiavi.
Intanto questi li si deporta e si pensa a qualche altra nuova crudeltà che dia soddisfazione al popolo nero-verde. Alle cosche per le quali si stanno aprendo le autostrade delle grandi opere che le portano alla grande da sud a nord , si penserà poi … magari un po’, non troppo, non in modo radicale, soprattutto senza toccare gli apici vegetativi collocati nei punti giusti del potere.
Al lavoro nero, allo sfruttamento e alla schiavitù non si penserà affatto perché se non se ne parla non esiste.
Noi però sappiamo che c’è, perciò per i prodotti della mitica tradizione italiana proponiamo un nuovo bollino qualità doc: raccolto in schiavitù.
Redazione di Zardins magnetics
Dumbles – feminis furlanis libertaris
CSA Udine
10 gennaio 2010