GENOVA 10 anni dopo

Genova 20-21 luglio 2001

carlo

 

Corriere della Sera 23 luglio 2011

GENOVA 2001 – 2011

Decennale G8 Genova, un corteo pacifico per le vie della città

Decennale G8, corteo pacifico pensando alla Tav

CRONACHEIn migliaia in piazza. In testa la delegazione della Val di Susa di B. Argentieri Video

Repubblica 23 luglio 2011

G8, in cinquantamila a Genova – Le foto

Lo speciale I giorni della rabbia dieci anni dopo

G8, in cinquantamila a Genova -  Le foto

 

LA CRONACA. No-global da tutta Italia. I “no Tav” in testa al corteo con Heidi e Giuliano Giuliani (VIDEO). Proteste per i controlli sui pullman ai caselli autostradali. La chiusura a Don Gallo (VIDEO). Polemica tra il Pdl e Pisapia

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Dieci anni “Dopo Genova”: alcune valutazioni di carattere generale
a cura del Gruppo Ecologia Sociale
Premessa. Dal 2001 l’Ecologia Sociale è presente sul web. Avevamo seguito con partecipazione ed interesse, ed allo stesso tempo con moltissime perplessità, l’affacciarsi del movimento antiglobalizzazione. Di seguito riproponiamo il link alle pagine “Dopo Genova” (Dopo Manhattan; Dopo Kabul; Dopo …) mantenute aggiornate in forma ipertestuale per molti anni, sul sito www.ecologiasociale.org che era appena nato (giugno-luglio 2001) e si poneva anche il problema di intervenire sullle tematiche del nuovo movimento, in alcuni aspetti affine all’ecologia sociale. Ovviamente oggi, dopo dieci anni, anche di web-attivismo, c’è la voglia di fare un bilancio, ma la questione è veramente lunga ed intricata. Con una valutazione sommaria  si potrebbe dire che in questi 10 anni si sono realizzate le peggiori delle ipotesi, da ogni punto di vista.

L’Ecologia Sociale è costruttiva. Tratteremo, anche per brevità, solo gli aspetti che riteniamo rilevanti e sempre più rilevanti, dal punto di vista dell’Ecologia Sociale. Si tratta di poche righe, ma, crediamo, (necessariamente) etremamente chiare. Va detto innanzitutto che l’analisi sviluppata con gli strumenti concettuali dell’ Ecologia Sociale porta necessariamente ad un approccio costruttivo, pertanto l’Ecologia Sociale non poteva non trovare un punto di contatto con il movimento no global, (“un altro mondo è possibile”)  nonostante i moltissimi dubbi sulla reale consistenza della sloganistica che veniva formulata.


Un altro mondo è possibile. Ma che fine ha fatto questo slogan? L’Ecologia Sociale dal canto suo è una sfida integrale al sistema di dominio, nel senso che intende effettivamente realizzare in pratica un’altro tipo di organizzazione sociale, ma, evidentemente, essendo coerente con l’anarchismo, dal quale proviene,  intende anche distruggere il Capitalismo, lo Stato ed ogni forma di potere e dominio. L’Ecologia Sociale è costruttiva, ma non è riformista. Quindi, con queste ipotesi di partenza e in un mondo che cambia in continuazione la sua struttura tecnologica, l’Ecologia Sociale è alla ricerca degli strumenti operativi per configurare strategie all’altezza della sfida globale che intende lanciare. Nel 2001 avevamo rilevato di avere di fronte uno pseudo costruttivismo, riformista e di corto respiro, da un lato ed un rivoluzionarismo privo di progettualità costruttiva, dall’altro. L’aspetto costruttivo si è talmente diluito da essere irriconoscibile nei movimenti attuali. La quasi totalità dei movimenti politici oggi come oggi, non si pone più, il problema costruttivo in modo concreto e verificabile; questo problema fondamentale, che invece costituiva l’ontologia dei movimenti dei lavoratori alla loro nascita, fin dall’ottocento. Anche nei movimenti più radicali nei quali è ben presente la lotta allo Stato, è però quasi totalmente mancante la parte costruttiva, che oggi meno di ieri, non può assolutamente essere ignorata ed anzi assume sempre di più un valore vincolante come fonte di legittimazione storica. Va detto inoltre che il problema non è solo politico, ma porta ad individuare la necessità di una nuova cultura scientifica, mancando  la quale non è possibile fare molto e si rimane impotenti di fronte al dominio.

Che fare e come farlo? Saltiamo tutte le problematiche di tipo scientifico (che comunque vanno affrontate work in progress e non separatamente) ed occupiamoci subito del problema finale politico-organizzativo, cioè del che fare, e dei mezzi per farlo. Non possiamo non partire da Internet che ha portato modifiche sostanziali ed irreversibili nelle forme della comunicazione ed anche della politica. Paradossalmente, volendo, ci sarebbe oggi a disposizione uno strumento, efficiente e “gratuito”, per realizzare quella “mappa concettuale” tanto vagheggiata 10 anni fa, pensata per dare un senso reale al mondo virtuale e non viceversa, come di fatto è avvenuto. Invece niente. E’ perfino stupefacente vedere come tutti siano caduti nel trappolone di Face Book senza ricavarne un granché, se non una valanga di seghe mentali, di discussioni di piccolo cabotaggio e, per contro, prodigarsi a dare informazioni sensibili ai piccoli, medi e grandi fratelli che ci osservano. Anche questa nuova determinazione oggettiva sta ad indicare, innanzitutto, che la cultura del movimento è talmente di retroguardia da portarci oramai ad assumere scelte tranchant per procedere per il futuro. O si è intenzionati a capire le cose oppure si resta inevitabilmente superficiali: le due prospettive sono incommensurabili, tirarla troppo alla lunga oramai non ha più senso. Fatte salve tutte le critiche, strumenti come FB ed altri simili media interattivi, sono stati anche utilizzati in maniera sovversiva per esempio nelle rivolte del nord-africa, cioè dove si è fatto di neccesità virtù, quando tutto quello che funziona si utilizza. Quindi, per quanto ci riguarda, il vero problema è quello di individuare le necessità odierne, di fronte al dominio che viene esercitato in una  società tardo-capitalista, oramai in crisi irreversibile.

Crisi globale. Siamo o non siamo coinvolti in una crisi globale? E allora, cosa è necessario fare? Ma, soprattutto, si è capito che non si tratta solo di crisi finanziaria ed economica? Sono passati dieci anni all’insegna di questioni quali il “global warming”, la crisi energetica ed i mutamenti climatici, ma si e no si riesce ad affrontare il problema del nucleare (solo a slogans) e a fare un po’ di retrorica sul problema dell’acqua (ma, archiviati i referendum, probabilmente non se ne parlerà più). Una domanda a bruciapelo: ma sai da dove proviene l’acqua che usi e dove va a finire dopo che l’hai usata (= inquinata)?  Il ciclo indrico integrato è una cosa complessa ed invece il movimento vuole slogan semplici, non deve pensare troppo, tanto meno a problemi particolarmente articolati. Cosicché anche la questione della TAV (solo per fare un altro esempio di attualità)  è diventata principalmente una bella e giustissima occasione per una battaglia contro lo Stato, ma quanti ci hanno capito veramente qualcosa di approfondito sul problema dei trasporti? Non lo si capisce mica in una settimana di passione. Anche questi sono problemi di entropia. Si potrebbe continuare a lungo, ma oramai si deve purtroppo escludere che nei movimenti, nelle centinaia di migliaia di persone che scendono nelle Piazze (ed è già un bene che questo accada) ci siano le basi cognitive minime per capire approfonditamente i problemi e il mondo in cui viviamo.

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Prepararsi. Forse effettivamente si deve essere materialisti fino in fondo ed aspettare che i problemi emergenti producano i loro effetti e solo allora le menti si apriranno, ma nel frattempo chi è orientato a fare quello sforzo in più per extrapolare gli eventi è bene che elabori e sperimenti nuove strategie, ben consapevole  che, innazitutto, questo comporta di non perdere tempo dietro a cose di retroguardia.

La catastrofe è incominciata. L’asserto bookchiniano, “Se non faremo l’impossibile vedremo l’incredibile”, è, nella sua essenza, un principio di tipo volontaristico, ma oramai è certo che effettivamente “vedremo l’incredibile”, per cui, innazitutto, l’ipotesi di lavoro deve essere lo sviluppo di una rete materiale di auto-organizzazione, ripertiamolo pure, di un movimento molecolare, che ci permetta di dare le migliori risposte agli eventi che ci vedremo di fronte nei prossimi anni e decenni.

I tempi sono maturi; è veramente l’ ora di incominciare.
Post Scriptum del 22 luglio. A proposito di “vedremo l’incredibile” diamo un’occhiata, senza voyerismo o moralismo, anche a questo.
Ulteriori piccole modifiche all’articolo sono state apportate il 23, 24 e 25 luglio.