Cermis, i marines:
tutta colpa nostra
Già dopo un mese, il rapporto interno non lasciava dubbi. Ma i quattro piloti dell’aereo partito da Aviano furono scagionati.
di Enri Lisetto
PORDENONE. I vertici militari degli Stati Uniti, già un mese dopo la tragedia del Cermis, erano a conoscenza delle responsabilità dei quattro piloti del Prowler partito da Aviano che tranciò i cavi della funivia di Cavalese provocando 20 morti, e dissero sì al risarcimento dei danni ai congiunti delle vittime. Lo rileva il rapporto investigativo finale redatto dalle forze armate Usa pubblicato ieri da La Stampa. Il 5 marzo 1998, poche settimane dopo la tragedia avvenuta il 3 febbraio alle 15.13, il generale Timothy A. Peppe, comandante del 31° Fighter Wing, si era presentato agli investigatori, come riporta il quotidiano torinese, per fare una rivelazione: «Il 4 febbraio, il giorno dopo l’incidente, il tenente colonnello Muegge (comandante dello squadrone, ndr) gli aveva confidato che tutti, a parte Ashby (uno dei piloti, ndr), sapevano del limite di duemila piedi per i voli a bassa quota». La conclusione di Peter Pace, comandante dei Marines, di origini italiane, nel firmare il rapporto conclusivo, il 10 marzo 1988 fu netta: «Tutte le richieste appropriate di risarcimento per le morti e i danni dovranno essere pagate».
Pace aveva ordinato un’inchiesta guidata dal generale Michael De Long, a cui per l’Italia avevano partecipato l’allora comandante dell’aeroporto di Aviano Orfeo Durigon e uno dei predecessori, all’epoca allo Stato maggiore dell’Aeronautica a Roma, Fermo Missarino. «Il governo italiano – si legge nel rapporto – aveva formalmente chiesto agli Usa di rinunciare alla giurisdizione personale sui quattro membri dell’equipaggio».
Arrivati ad Aviano per le operazioni in Bosnia l’agosto precedente, quando l’Italia aveva imposto nuove regole sui voli a bassa quota in montagna. Disposizioni che i militari avrebbero avuto – e che segnalavano la presenza della funivia – nell’aereo. I piloti però non sarebbero stati informati dai loro superiori circa le limitazioni (ma non avrebbero comunque potuto scendere sotto i mille piedi), tanto che questi ultimi furono puniti. «La causa dell’incidente è stata un errore dell’equipaggio – conclude il generale Pace –. Ha manovrato aggressivamente l’aereo, scendendo molto più in basso dei mille piedi autorizzati».
Il tribunale di Trento dichiara la non sussistenza della giurisdizione italiana, il processo si celebra in Corte marziale negli Usa. I quattro piloti del Prowler furono scagionati. Il Congresso americano respinge lo stanziamento di 40 milioni di dollari di risarcimento ai familiari delle vittime. L’Italia anticipa 4 miliardi di lire per ogni vittima, rimborsati dagli Stati Uniti per il 75 per cento, come previsto dagli accordi bilaterali. Accordi che l’ex sindaco di Cavalese Mauro Gilmozzi chiede di modificare.