La manovra Tremonti affonda il progetto Unicredit del superporto
La manovra economica minaccia anche il progetto Unicredit. Il vicepresidente di Unicredit Logistic Maresca: “Le opere in project financing diventano impraticabili perchè l’ammortamento si spalma nell’arco di un secolo”
TRIESTE
Non solo la A4, anche il Superporto. La manovra Tremonti minaccia pure il progetto Unicredit. Maurizio Maresca, il vicepresidente di Unicredit Logistic, conferma i rischi: «Se il dettato del decreto non cambia, il progetto è affossato». Nei giorni in cui il Friuli Venezia Giulia si vede chiamato a contrarre la spesa per centinaia di milioni oltre ai 154 previsti del 2012, sul tavolo dei tagli ci sono pure le infrastrutture chiave per il territorio. Maresca è molto chiaro: «Tutte le opere che si realizzano con finanza privata diventano impraticabili, dato che l’ammortamento si può spalmare nell’arco di cent’anni».
Il superporto come la terza corsia? «È la stessa cosa. Per le autostrade, per i porti e per i superporti. Il Friuli Venezia Giulia è coinvolto pesantemente». La questione sollevata dal vicepresidente di Unicredit Logistic rimanda alla manovra finanziaria del governo, quella che fissa il limite massimo dell’1% per la quota di ammortamento e lo diluisce su un secolo, un modo per aumentare a favore dello Stato le entrate tributarie ma anche per stoppare l’interesse degli istituti di credito al finanziamento delle opere. La premessa di Maresca è che la “gamba tesa” di Tremonti non è il primo dei problemi: «Ce ne sono mille prima di questo.
E, per precisione, il nodo non riguarda solo noi: se rimane questa formulazione, non passa il superporto ma non passa nemmeno, per restare in questa regione, nemmeno la terza corsia». Tutto fuorché una spinta in avanti. Per chi ne avrebbe bisogno: «Il decreto legge, se rimane questa formulazione, rende impossibile anche il Trieste-Monfalcone. Ma, nel caso specifico, va rilevato che il governo non aveva adottato nessun tipo di decisione. Un ritardo molto grave, tale da affossare il progetto. Un ritardo, forse, decisivo a prescindere». Unicredit non ci crede più? «Diciamo che l’atteggiamento psicologico del gruppo è tale da ritenere l’iniziativa tramontata».
Insomma, il superporto non si farà? Maresca precisa di parlare a titolo personale. E afferma: «Con questo decreto legge il superporto non si farà. Ma, ad onor del vero, anche non si fosse questo provvedimento, al momento salterebbe lo stesso». L’emendamento salva infrastrutture? «Ho parlato con tutti. So che si sta lavorando per il testo che sopprime la norma. Se non sarà accolto, si arriverà al livello europeo. Ci saranno le sedi per risolvere la questione sul piano comunitario, ma al momento la situazione non è favorevole», conclude Maresca ribadendo la strategicità del progetto: «Se si risolvessero le criticità del porto di Trieste, che non sono le infrastrutture portuali, del tutto secondarie, ma invece le infrastrutture ferroviarie di alimentazione da Ovest o da Est e meglio ancora se da tutte e due le parti, allora Trieste potrebbe svolgere un ruolo da porto internazionale».
E ancora, sui numeri del mercato: «Trieste oggi ha una criticità di base che è rappresentata da un limite fisico che non la può far giungere a 800 mila teu. Oggi non ne fa nemmeno 250. Ma è certo che se ci fossero le infrastrutture serie per supportare Trieste, il suo porto potrebbe avere un ruolo diverso». Suonano come beffa, a questo punta, gli auspici del ministro degli Esteri Franco Frattini di due mesi fa: «L’intesa Stato-Regione Friuli Venezia Giulia per avviare il progetto di superporto Trieste-Monfalcone presentato un anno fa da Unicredit sarà firmata entro fine estate».