CSA Udine/ Rassegna stampa sul proscioglimento di Alessandro

Il Gazzettino 21 gennaio

CENTRO SOCIALE
Presidio sabato in centro

Occupazione del 2006 prosciolto un ragazzo

Giovedì 21 Gennaio 2010, UDINE – (e.v.) Non si ferma la protesta dei ragazzi del Centro sociale, pronti a organizzare un nuovo presidio informativo in piazzetta del Lionello, sabato dalle 17. Alla base dell’agitazione c’è sempre lo sgombero forzato e il sequestro preventivo dei locali di via Scalo Nuovo. Il presidio precede appena di qualche giorno una nuova udienza del processo a carico di 36 persone accusate di occupazione abusiva dei locali, il 2 giugno del 2006. Per quello stesso episodio, nel frattempo, martedì davanti al Gup Sonego del tribunale dei minori di Trieste, si è chiusa positivamente la vicenda processuale di un ragazzo che, all’epoca dei fatti, era minorenne. Assistito dall’avvocato Andrea Sandra, il giovane aveva chiesto che la sua posizione venisse definita in sede di udienza preliminare. E il giudice, sposando la tesi sostenuta non solo dalla difesa ma anche dalla Procura, ha pronunciato sentenza di proscioglimento per insussistenza del fatto.

 

 

 

Messaggero Veneto

GIOVEDÌ, 21 GENNAIO 2010 Pagina 3 – Udine

Csa, occupazione: prosciolto il minore

Tribunale

Prima buona notizia, sul fronte giudiziario, per il Centro sociale autogestito. Il Gup del tribunale dei minorenni di Trieste, Mauro Sonego, nell’udienza preliminare celebrata martedì, ha prosciolto il giovane udinese accusato dell’occupazione della palazzina di via Scalo nuovo, avvenuta il 2 giugno del 2006. Per lo stesso episodio, anche al tribunale di Udine, è in corso un processo che vede imputate 36 persone: tutti frequentatori del Csa che, quel giorno, la Digos aveva trovavato nell’edificio di proprietà della Rete ferrovia italiana. Il minorenne, che era difeso dagli avvocati Andrea Sandra e Roberto Maniacco, è stato prosciolto con la formula “perchè il fatto non sussiste”. Per la stessa sentenza si era espresso anche il pm Chiara De Grassi, che nella requisitoria aveva definito l’episodio «un’azione dimostrativa», finalizzata cioè a dimostrare come a Udine esistano edifici pubblici in stato di degrado ma, se sistemati, utilizzabili a scopi sociali.