UNHCR, diminuiscono le richieste d’asilo Ma non perché non ce ne sia più bisogno

da La Repubblica

 

UNHCR, diminuiscono le richieste d’asilo
Ma non perché non ce ne sia più bisogno

Nel 2010 nel mondo sono state 358.800, a fronte delle 378.000 dell’anno precedente. Un dato lontanissimo dal picco storico di oltre 600.000 del 2001. La causa principale della flessione viene ascritta dalle Nazioni Unite all’accordo concluso tra il governo italiano e la Libia di Gheddafi

di GIULIO DI BLASI

UNHCR, diminuiscono le richieste d'asilo Ma non perché non ce ne sia più bisogno

ROMA – Le richieste di asilo nel mondo sono in calo e l’Italia è tra i paesi che contribuisce maggiormente alla flessione globale. Sono i risultati dell’analisi statistica condotta dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR 1) che ha registrato nel mondo, nell’anno 2010, 358.800 richieste di asilo, a fronte delle 378.000 dell’anno precedente, un dato in ogni caso sempre lontanissimo dal picco storico di oltre 600.000 del 2001.

Le politiche dell’accoglienza. Un richiedente asilo secondo la definizione internazionale è un individuo che abbia richiesto protezione internazionale a seguito di un conflitto o di una persecuzione nei suoi confronti nel proprio paese di origine. La flessione quindi, a fronte di un contesto internazionale di instabilità permanente nelle maggiori regioni di origine dei rifugiati, sembra doversi ascrivere a politiche maggiormente restrittive dei paesi di accoglienza, e solo molto parzialmente al miglioramento delle condizioni nei contesti di partenza con la rilevante eccezione dei Balcani.

In Italia solo il 2%. Tra i 44 paesi presi in considerazione dal rapporto di UNHCR l’Italia risulta agli ultimi posti tra i paesi dove vengano formulate richieste di asilo. Solo il 2% sul totale dei richiedenti infatti si trova nel nostro paese, un dato in forte calo rispetto al 2008, quando l’8% dei richiedenti a livello globale inoltrava la domanda al Governo Italiano. Una flessione che tra il 2009 ed il 2010 ha segnato un ulteriore

dimezzamento (-53%) ponendo l’Italia tra gli ultimi paesi a ricevere richieste tra i paesi industrializzati. Mentre la Francia nel 2010 riceveva richieste da 47,800 persone, e la Svezia si trovava a gestirne 31,800, l’Italia nello stesso anno ha ricevuto solo 8,200 richieste a fronte del picco storico di 30,000 nel 2008.

L’accordo Berlusconi-Gheddafi. La causa principale del calo viene ascritta anche dalle Nazioni Unite all’accordo concluso tra la Repubblica Italiana, ed in particolare dal Governo Berlusconi, e la Libia di Gheddafi. Una ennesima testimonianza di come le politiche propugnate da alcuni settori del centrodestra, ed in particolare dalla Lega Nord, abbiano un impatto estremamente rilevante in termini umanitari, rendendo l’Italia un paese tendenzialmente refrattario ad assistere coloro i quali fuggono da contesti di guerra o di persecuzione.

Eppure l’Italia… Rispetto alla nostra popolazione, l’assorbimento potenziale dell’Italia potrebbe essere ben più ampio. Se, infatti, nelle piccole isole del Mediterraneo come Malta o Cipro per ogni 1000 abitanti si riscontrano circa 20 richiedenti asilo, creando potenziali fattori di tensione sociale. In Italia tale valore, anche nell’anno di picco del 2008, si attesta solamente a 0,5, con un richiedente ogni 2000 abitanti, ed oggi le proporzione è ferma a circa un quarto di quella del 2008 rendendo quindi anche un significativo incremento – come quello paventato in questi giorni – facilmente gestibile a condizione di diluirlo in modo corretto sul territorio nazionale.

In conclusione. Il quadro delineato dalle Nazioni Unite evidenzia un contesto globale dove l’accoglienza dei profughi e dei richiedenti asilo è sempre meno un valore condiviso e sempre più avvertita come un peso dai Governi occidentali. Vi sono eccezioni, come ad esempio la Francia, la Germania o la Svezia, ma per i paesi della sponda sud del mediterraneo, Italia in primis, le ‘paure dell’altrò sembrano aver preso il sopravvento ingigantendo un irrazionale timore verso un fenomeno che sarebbe più che gestibile a condizione di porre in essere politiche di solidarietà a livello nazionale ed europeo.

(28 marzo 2011)