Il piccolo del 07/03/11
Monfalcone boccia l’alta velocità
MONFALCONE E’ una sonora bocciatura quella che il Comune di Monfalcone assegna allo Studio di impatto ambientale allegato da Italferr al suo progetto preliminare di Alta velocità-Alta capacità ferroviaria. Le osservazioni presentate dall’amministrazione locale alle commissioni consiliari Seconda e Quarta venerdì pomeriggio partono dalla constatazione, non da poco, della mancanza dell’analisi costi-benefici dell’opera per allargarsi alle lacune riscontrate nella viabilità di cantiere e nell’individuazione degli impatti, nella fase dei lavori e permanenti, sull’ospedale di San Polo o dei danni arrecati al territorio. Del tutto assente la valutazione dell’incidenza sul paesaggio “post operam”, secondo il Comune è carente anche la parte relativa ai ripristini ambientali. «Il trasporto merci su rotaia è al momento il sistema di trasferimento meno impattante e più sostenibile dal punto di vista ambientale – ha sottolineato l’assessore all’Urbanistica, Massimo Schiavo nell’incontro con le commissioni -, ma deve essere comunque calato sul territorio con giusto equilibrio tra il fabbisogno presente e quello futuro». Lo studio di Via non contiene una valida alternativa progettuale e un piano di monitoraggio ambientale e al Comune pare deficitario soprattutto per quel che riguarda la gestione dei cantieri, che peseranno fra l’altro sulla città per circa 15 anni. Non è stato incluso uno studio sull’incremento di inquinamento da polveri sottili e ossido di azoto provocato dall’andirivieni di mezzi pesanti. Non è indicato quale sarà l’impatto sull’ospedale di San Polo in termini di vibrazioni, rumorosità, emissioni in atmosfera del cantiere che dovrebbe essere insediato nelle sue vicinanze. Il Comune di Monfalcone chiede quindi, tra le altre cose, l’eliminazione dell’area di cantiere in prossimità dell’ospedale, la fruizione del patrimonio naturale in tutte le fasi, la garanzia di interconnessioni viarie con i centri limitrofi, la revisione e taratura con precisione del progetto di cantierizzazione, l’attenzione al patrimonio carsico. (la. bl.)
La Tav all’esame del Consiglio
SAN CANZIAN Dopo la segnalazione delle “interferenze” al passaggio dell’Alta velocità ferroviaria nel territorio di Pieris e Begliano, l’amministrazione comunale di San Canzian d’Isonzo porta in aula le osservazioni allo studio di impatto ambientale, che Italferr affianca al progetto preliminare della Tav nel tratto Venezia-Trieste. Il Consiglio comunale di San Canzian prenderà in esame le osservazioni giovedì, nella seduta convocata alle 19 e che in sostanza sarà tutta dedicata al delicato argomento. L’impatto del transito della Tav non sarà trascurabile nemmeno sul territorio di Pieris e Begliano, soprattutto nella fase di cantiere e per quel che riguarda una viabilità portante, e non solo per il Monfalconese, come quella rappresentata dalla strada statale 14. Non a caso l’amministrazione comunale di San Canzian ha già segnalato a Italferr una lunga serie di “interferenze” relative alle ripercussioni sulla mobilità, locale e non. A partire dal nodo del rifacimento “in sito” del cavalcaferrovia della statale 14 in località Begliano. Se così fosse, osserva l’ente locale, la statale 14 sarebbe chiusa durante tutta la durata dei lavori, pur non essendo pensabile che l’abitato di Begliano sopporti la mole di traffico pesante e leggero di ogni giorno. Per quel che riguarda la fase di cantiere, prevista nel territorio di Pieris e Begliano dal 2017 al 2021, la giunta Caruso chiede la localizzazione di aree di cantiere, stoccaggio e armamento sul versante Sud della linea ferroviaria storica, prevedendo gli accessi dalla statale 14 in modo da creare meno impatti possibile sugli abitati. Viene segnalato come “interferenza”, infine, anche l’ampliamento della fascia di rispetto da 10 a 30 metri. Con questa scelta le case da demolire passano da 7 a 30, ma l’amministrazione rimane convinta che per chi si troverebbe nella zona compresa tra i 10 e i 30 metri dalla linea i disagi da sostenere sarebbero davvero troppo pesanti. (la. bl.)
06/03/11
Tav, il Veneto insiste sul tracciato
VENEZIA Il Veneto non abbandona la via costiera, non negli intenti. Anche se allo studio ci sarebbe una soluzione del tracciato più alta, con la possibilità di bypassare Portogruaro e affiancarsi all’autostrada al confine con il Friuli Venezia Giulia, la Regione resta convinta che la soluzione migliore per la futura linea di alta capacità sia quella bassa. E non è la sola. «Se mi si chiede dove stiano le convenienze – ha dichiarato senza mezzi termini Paolo Feltrin, docente dell’università di Trieste intervenuto ieri al convegno organizzato a Jesolo – per me stanno nel cosiddetto tracciato basso. Di norma, il tracciato che ha meno resistenze è quello più lontano dalle case. E rispetto alle spiagge, all’economia turistica che non è delocalizzabile e che vede aumentare i suoi concorrenti, in ogni parte del mondo si dice che una linea ferroviaria vicina è meglio di una linea ferroviaria lonatana». I favorevoli all’ipotesi costiera hanno anche sostenuto la necessità di istituire una fermata in Veneto (nello specifico a Passerella in comune di San Donà di Piave e quindi vicina a Jesolo), Feltrin ha comunque sottolineato come il primo obiettivo debba essere fare presto: «Qui ci sono i porti dell’alto Adriatico e da qui si passa per andare in Europa«. Davanti ad amministratori locali che restano divisi sulla bontà dell’opera e del tracciato anche l’assessore alla mobilità del Veneto, Renato Chisso, ha ribadito che l’affiancamento alle infrastrutture esistenti – e quindi all’utostrada come avviene in Friuli Venezia Giulia – nella sua regione porterebbe all’abbattimento di un migliaio di case e al rispetto di vincoli che nessuno accetterebbe se calati concretamente nel territorio. Il percorso per arrivare alla condivisione di un tracciato sembra ancora lunga.