Dal Piccolo del 27/01/11
Doberdò contro la Tav: «Sarà una devastazione»
DOBERDÒ Ancora un secco “No” alla Tav ribadito nell’assemblea pubblica dell’altra sera a Jamiano, convocata dal sindaco Paolo Vizintin in occasione della presentazione del tracciato Av/Ac, definito una «devastazione irreparabile del territorio», compromettendo la peculiarità del lago di Doberdò e Pietrarossa e la cancellazione della frazione di Sablici. «Per favore – ha chiesto infatti una signora abitante a Sablici – potreste far spostate il percorso dell’Alta velocità un po’ più in là, perché il treno passa proprio nel mio orto-giardino?». E l’associazione Ambiente 2000 punta il dito contro la Legge Obiettivo (cioè speciale) del 2001. «È incostituzionale – spiega il presidente Alberto Ballarini – e ha avuto un procedimento di infrazione da parte della Comunità europea. Fatta da un parte politica è stata accettata anche dall’altra parte con il cambio di Governo, per poter fare progetti faraonici, evitando che i Comuni si potessero mettere di traverso per bloccarli. Per alcuni cittadini la loro casa sarà abbattuta, altri verranno ingabbiati da barriere fonoassorbenti, come in un budello. Questo si può già verificare nel tratto del percorso lombardo ed emiliano, dove l’Alta velocità è ormai da anni cosa fatta. Comunque – afferma ancora Ballarini – è veramente deprimente vedere come la protesta della popolazione si limiti solo alle persone che sono direttamente interessate. Non ci sono che i residenti nei pressi della ferrovia, gli addetti ai lavori, i politici e i sindaci».
I problemi non finiscono con l’Ac/Av, ma vanno ben oltre. Oltre ai cantieri e all’enorme via e vai di mezzi pesanti, ci sarà anche lo stravolgimento della viabilità attigua, che verrà deviata. A Doberdò, sostiene Ballarini, il raccordo tra la ”55” e la ”14”, rettificato nel progetto, porterà il traffico pesante nuovamente sul Vallone, sommandosi ai camion della cava, per arrivare ad oltre 700 mezzi al giorno. Situazione peggiore del 2004, quando iniziarono le battaglie per fermare i Tir sul Vallone. «La devastazione del territorio – continua Ballarini – si chiama anche ampliamento cava, che porterà inquinamento acustico e atmosferico. Non si può parlare di turismo, di Museo del Carso o della rivalutazione del Carso 2014 e di protezione dell’ambiente curando solo il proprio orticello di interessi». (ci.vi.)