Roma 23 scarcerati, dopo essere stati picchiati, maltrattati ed insultati; e Maroni non è ancora contento.
Corriere 18 dicembre
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Roma 14.12 – E’ rivolta contro il governo: vi sfiduciamo noi!
47 arresti, liberi tutti subito!
Oltre centomila in piazza sfiduciano il governo, assediata la zona rossa dei palazzi del potere.
Cariche e scontri al Senato, poi arriva la notizia della fiducia comprata da Berlusconi in Parlamento, esplode una grande indignazione e una rabbia diffusa in via del Corso e piazza del Popolo: blindati in fiamme, scontri per ore nel centro di Roma, lanci di lacrimogeni e blindati lanciati a velocità folle contro il corteo.
a breve articoli, comunicati, approfondimenti e narrazione multimediale dalle facoltà ribelli
Risposta di Valerio Evangelisti a Roberto Saviano
Roberto Saviano ha scritto, nella sua unica opera narrativa, verità innegabili sulla camorra e sull’intreccio tra affari e malavita. Gliene siamo tutti grati. Ha però int…
Centomila in piazza, rivolta contro il governo! Comunicato dalla Sapienza in mobilitazione
Quella del 14 dicembre è stata una giornata che ha segnato un dato di partecipazione fuori dall’ordinario. Oltre centomila tra studenti universitari e medi hanno manifest…
Roma – Nel vivo del tempo che viene. Alcune riflessioni per leggere la realtà
Stiamo tornando adesso in corteo alla Sapienza dopo una giornata straordinaria per dato di partecipazione ma anche per il livello di radicalità espressa dai tanti cortei …
14.12.2010 – Con un piede nel futuro
Imbarazzante. In nessun altro modo si può definire la condotta di chi ieri era seduto nelle aule del parlamento. Abbiamo assistito alla mercificazione dei voti, alla fars…
Bologna – Non c’è nulla da inaugurare!
BLOCCHIAMO L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO – Sabato 18 dicembre nell’aula absidale di Santa Lucia, come ogni anno, si terrà l’inaugurazione dell’anno accademico, a…
Genova 15.12 – Presidio alla prefettura – La legittima rabbia
Presidio, a De Ferrari, in solidarietà con i ragazzi arrestati ieri in piazza a Roma. Studenti, precari, lavoratori di tutta Italia hanno lasciato correre per le strade d…
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Que se vayan todos! Oltre il 14 dicembre
17 DICEMBRE 2010 C.U.A. Bologna presenta @ 38 occupato : QUE SE VAYAN TODOS! OLTRE IL 14 DICEMBRE
Le mobilitazioni che a Bologna e in tutta Italia hanno scosso la soc…
Roma 13.12 – La Sapienza occupa tutto: il 14 mandiamo a casa il governo!
La redazione romana di Uniriot propone uno speciale sul programma delle iniziative alla Sapienza per lunedì 13: assemblee e agitazioni, occupazioni ed eventi serali in tu…
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14 dicembre, non è che l’inizio
Il coro è generale, prevedibile, pavloviano nelle sue reazioni. Tra i vincitori e gli sconfitti dell’aula, da destra a sinistra rimbomba l’indignazione: professionisti de…
La solitudine dei bravi ragazzi
Brucia piazza del Popolo, bruciano le strade di Roma, brucia la rabbia di decine di migliaia di studenti quando alle 13,41 viene annunciato il voto di fiducia a Berluscon…
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17 dicembre Repubblica
IL RACCONTO
“In cella per caso tra botte e insulti”
I legali dei ragazzi: “I video li scagionano”
I fermati si difendono in tribunale. Nei loro racconti le ore della detenzione: “Ci hanno detto: ricordatevi di Bolzaneto”. “Ho dormito in una stanza con le finestre aperte, niente da bere o da mangiare”. Nelle immagini finite sul web si vedono agenti circondare un giovane inerme a terra, poi accusato di “aver selvaggiamente resistito all’arresto”
di CARLO BONINI
ROMA – Nell’aula della quarta sezione penale, Sasha Montanini, Angelo De Matteis, Nicola Corsini, Gerardo Morsella, Federico Serra, Andrea Donato, Riccardo Li Calzi e Alice Niffoi siedono composti su una doppia fila di panche in legno oltre la balaustra che divide i liberi dagli arrestati. Sono 8 dei 23 di piazza del Popolo. E non sono lupi che si fanno d’improvviso agnelli. Ad eccezione di Gerardo, che di anni ne ha 37, laureato in fisica teorica, ricercatore universitario alla cattedra di Matematica dell’Università di Tor Vergata a Roma, hanno un’età media di 22 anni. E condividono poche cose: il capo di imputazione (resistenza pluriaggravata all’arresto); una fedina penale immacolata; ventiquattro ore di detenzione che non dimenticheranno.
Alice, studentessa di Scienze politiche alla “Sapienza”, i capelli lisci di un nero corvino, gli occhi vispi, l’accento sardo addolcito in cinque anni da fuorisede, si accarezza l’ematoma violaceo che le gonfia lo zigomo e la palpebra destra. Sorride: “Non è qui che ho preso le manganellate. Quelle me le hanno date alla schiena e alla testa. Però mi hanno spiegato che dopo un po’ l’ematoma scende…”. Le manca una scarpa da martedì (“l’ho persa cadendo”). Ha fame e freddo. “Abbiamo passato la notte in via Patini, dove fanno il fotosegnalamento. Ci hanno messo in uno stanzone senza una sedia o una panca in cui hanno tenuto sempre aperte le finestre. Niente da mangiare, niente da bere”. Non riesce a dimenticare le parole di quando è
stata caricata sul pavimento del “cellulare” dopo l’arresto: “Ci hanno legato i polsi con le stringhe di plastica e un poliziotto ci ha detto che ci avrebbero fatto vedere cosa era successo a Bolzaneto. Finché non è arrivato un superiore che ha ordinato di non toccarci”. Anche al commissariato “Trevi” ci sono stati momenti complicati. Alice ha una smorfia di pudore: “Diciamo che non ho voglia di ripetere cosa mi ha detto uno degli agenti che ci sorvegliavano”.
Sostengono i verbali di arresto che Alice, Sasha e Gerardo abbiano lanciato “un oggetto contundente”, forse un tondino di ferro, contro i reparti di polizia schierati in via Goldoni. E che i tre, da quel momento, siano stati inseguiti fino alla cattura in piazza del Popolo. Alice spiega al Tribunale di essere stata arrestata da sola, in via del Corso, quando una carica ha travolto il cordone di studenti cui era allacciata. “Non indossavo caschi, cappucci. Avevo solo la sciarpa che mi proteggeva dal freddo”. Alice spiega di aver visto per la prima volta la faccia di Sasha, come quella di Gerardo quando li hanno scaraventati sul fondo del cellulare in cui lei era già ammanettata. E Gerardo conferma. Lui, l’hanno acciuffato sul lato di piazza del Popolo che dà su piazzale Flaminio, mentre provava a ripararsi dalle cariche. A quasi un chilometro di distanza dal punto in cui avrebbe tirato il tondino che giura di non aver mai afferrato. “Davvero lo hanno inseguito o al contrario lo hanno rastrellato in mezzo a una moltitudine?”, chiede il suo avvocato.
Riccardo Li Calzi, palermitano e studente fuori sede a Bologna, è accusato di aver “selvaggiamente resistito all’arresto”. Trasecola. Ha dei punti in testa e il mignolo fratturato. Giura di essere stato preso alle spalle da una carica in via del Corso. Che di “selvaggio” c’è stato solo l’accanimento di uno sfollagente sulla sua testa, mentre era ormai sull’asfalto. Il Tribunale lo ascolta perplesso. Finché l’avvocato Francesco Romeo non mostra su un notebook un video pescato su YouTube (“La Polizia si accanisce sui manifestanti” 1). Riccardo si distingue rannicchiato in posizione fetale. Non ha il volto coperto. Implora di non colpirlo ancora, mentre tenta di salvare gli occhiali che stringe nella mano sinistra. Il Tribunale acquisisce le immagini.
Anche Angelo De Matteis non si riconosce nella descrizione del brogliaccio di arresto che lo accusa di resistenza. È uno studente barese di lingue. Ha un bendaggio sulla testa che copre i tre punti che suturano la ferita aperta dallo sfollagente che lo ha abbattuto davanti alla saracinesca di un negozio di via del Corso, cui aveva bussato, implorando di aprire, quando le cariche erano cominciate. “Ricordo questo poliziotto corpulento con la maschera antigas e un braccio grande come la mia gamba che continuava a darmele. Ricordo anche che mi hanno sputato”. Aggiunge: “In piazza non ho fatto niente. Non ho tirato neanche una carta per terra. E so che in piazza ci tornerò. Questa volta in mutande e a mani alzate, così vediamo”.
Il pm chiede per tutti e 8 la scarcerazione con obbligo di firma quotidiano in un ufficio di polizia. Il collegio si riunisce per decidere. Alle 4 del pomeriggio, la lettura dell’ordinanza che rimanda gli imputati liberi, senza nessun obbligo di firma, mostra che il racconto di Sasha, Alice, Angelo, Nicola, Gerardo, Federico, Andrea, Riccardo ha aperto un varco. “Sotto il profilo della sussitenza dei gravi indizi di colpevolezza – scandisce il presidente Costantini – appare necessario approfondire le posizioni individuali degli imputati alla luce degli elementi acquisiti durante l’odierna udienza”. Il processo è aggiornato a metà febbraio del 2011.
(17 dicembre 2010)
Come ti calpesto il manifestante
Corriere
DOPO IL MARTEDI’ NERO
Scontri a Roma: liberi i 22 arrestati
Tensione e spintoni fuori dal Tribunale
Fermati per la guerriglia del 14. Alemanno: serviva ben altra fermezza. Anm: insulti illegittimi. Spunta video con pestaggio dagli agenti. Il questore: indagine interna
ROMA – Tutti liberi. Tranne uno agli arresti domiciliari. Così hanno deciso le sezioni del Tribunale di Roma, dove giovedì mattina si sono tenuti i processi per direttissima nei confronti dei 23 arrestati mercoledì per gli scontri avvenuti martedì nella Capitale, dopo il voto sulla fiducia al Governo. Polemico il sindaco Gianni Alemanno: «Protesto a nome della città di Roma per questa decisione, c’è un senso profondo di ingiustizia perché quello che è successo richiedeva ben altra fermezza».
GLI ULTIMI 11 – La decisione sugli ultimi arrestati arriva nel tardo pomeriggio quando anche la X e la IV sezione del Tribunale di Roma accolgono le richieste delle difese e dispongono l’immediata scarcerazione degli ultimi undici ragazzi ancora in attesa di conoscere il loro destino. Come avevano già fatto in mattinata le altre sezioni del Tribunale dove si svolgevano i processi per direttissima degli altri arrestati. L’elenco di chi torna a casa si allunga: Michele Borromeo, Martino Reviglio Della Veneria e Anna Chiara Mazzani, Sacha Montanini, Angelo De Matteis, Nicola Corsini, Gerardo Morsella, Federico Serra, Andrea Donato, Alice Niffoi e Riccardo Li Calzi.
IL VIDEO – «Sono stati presi nel mucchio. Questi ragazzi non c’entrano niente con quello che è avvenuto», ha detto l’avvocato Francesco Romeo, difensore di Riccardo Li Calzi. Il penalista ha depositato e fatto vedere un video alla IV sezione del tribunale. Le immagini sono state anche «postate» su Youtube. «Basta cercare “La polizia si accanisce sui manifestanti” e vedere quello che è successo. Lo hanno prima picchiato e poi fermato. Preso a calci mentre cerca di spiegare che non c’entra nulla». Dopo aver visto il video, una nota della questura fa sapere che il questore di Roma Francesco Tagliente «ha già disposto un`indagine interna affidata al suo vicario per accertare l`identità» degli agenti coinvolti nel pestaggio. La nota spiega che Tagliente ha affidato al suo vicario il caso e, una volta identificati i poliziotti responsabili, verranno adottati «i successivi provvedimenti».
Edoardo Zanetti, il primo ad essere rilasciato (Proto) |
– I giudici della X sezione, nell’ordinanza di remissione in libertà, nel motivare il provvedimento, scrivono che «appare necessario approfondire» il quadro delle accuse. L’avvocato Flavio Rossi Albertini ha spiegato: «Ci sono contestazioni che non stanno in piedi. L’accusa di concorso è affibbiata a persone che vengono da Palermo, Bari, Trento e Pisa. Che non si erano mai viste prima. Nei verbali di polizia si dice che sono stati presi tutti insieme. L’esame sul banco dei testimoni ha provato che invece i fermi sono avvenuti ben lontano da dove sono state effettuate le cariche di polizia».LA MOTIVAZIONE
Altri ragazzi rilasciati (Proto) |
– Scarcerazione quindi per i genovesi Dario Campagnolo, Emanuele Gatti e Fabrizio Ripoli (per loro ha stabilito il divieto di tornare a Roma), libertà senza misure per il cittadino francese Charlie Plaza, così come per Edoardo Zanetti, mentre per Patrizio D’Acunzo ha imposto l’obbligo di firma. Il processo per loro è fissato il 23 dicembre. Liberi anche i ragazzi processati davanti ai giudici della I sezione del tribunale di Roma, dopo la convalida dell’arresto: Michele Luciani, Matteo Angius e Leo Fantoni. Alessandro Zeruoli e Matteo Sordini, invece, dovranno rispettare l’obbligo di firma due volte a settimana. Per tutti e cinque il processo è stato aggiornato al 13 giugno prossimo. Un amico di Angius, fuori dall’aula, ha spiegato: «È’ un attore come me. Eravamo nel gruppo dei precari dello spettacolo, tranquilli, per manifestare con civiltà le nostre ragioni. Lui è stato preso mentre mi camminava accanto. Non stava facendo assolutamente nulla».GLI ALTRI LIBERI
ARRESTI DOMICILIARI – Il tribunale ha confermato gli arresti disponendo i domiciliari invece per Mario Miliucci (secondo l’accusa trovato con due sassi addosso). Il 32enne è il figlio di Vincenzo Miliucci, leader storico dell’autonomia operaia romana negli anni ’70: «Mio figlio è un ragazzo tranquillo, lo chiamano ‘l’inglesè per i suoi modi: lo accusano di aver imbrattato con dello spray una filiale di una banca e, dicono, di averlo fermato con due grosse pietre addosso». Ha spiegato l’avvocato Simonetta Crisci, madre dell’arrestato che questa mattina ha difeso il figlio di fronte al collegio giudicante. «Nel provvedimento – spiega la penalista – il giudice scrive che c’è il concreto pericolo di reiterazione del reato. Mario ovviamente ha negato di avere sassi con sé: nel verbale delle forze dell’ordine si parla di tre massi da oltre due chili l’uno, una cosa che non sta né in cielo né in terra». La penalista, raccontando del figlio, spiega che «non ha mai avuto problemi con la giustizia» descrivendolo come «un ragazzo tranquillo, assolutamente pacifico».
POLEMICA ALEMANNO-MAGISTRATI – «Sono costretto a protestare a nome della città di Roma contro le decisioni assunte dalle sezioni II e V del Tribunale di Roma di rimettere in libertà in attesa di giudizio quasi tutti gli imputati degli incidenti di martedì scorso», comunica Alemanno in una nota, esprimendo «una profonda sensazione di ingiustizia di fronte a queste decisioni perché i danni provocati alla città e la gravità degli scontri richiedono ben altra fermezza nel giudizio della magistratura sui presunti responsabili di questi reati». «Non è minimizzando la gravità di questi fatti che si dà il giusto segnale per contrastare il diffondersi della violenza politica nella nostra città mentre è evidente che queste persone hanno dimostrato di essere soggetti pericolosi per la collettività». Immediata la replica dei giudici per bocca di Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati: «Non possiamo che ribadire che è legittima la critica ai provvedimenti dei magistrati, ma non lo sono gli insulti nei confronti dei giudici e dell’istituzione nel suo complesso». E Alemanno ribatte: «Non mi sono mai sognato di insultare la magistratura che, al di là di decisioni criticabili di alcuni suoi componenti, ha tutto il mio rispetto sia come istituzione sia come persone che la compongono. La mia protesta contro la decisione dei giudici che hanno scarcerato i presunti responsabili degli scontri di martedì – aggiunge Alemanno – è solo una critica rispettosa della istituzione e priva di ogni volontà di offendere i magistrati».
LO STRISCIONE – Durante i processi, davanti all’ingresso principale del Tribunale, in piazzale Clodio, da giovedì mattina si erano radunati gruppi di ragazzi in attesa dei verdetti. Il gruppo di studenti aveva esposto uno striscione: «Reprimete e processate ciò che non potrete mai fermare la Libertà per tutti/e». E non ci fermerete vuol dire anche che le forze di polizia non erano riusciti ad evitare momenti di tensione nel tribunale stesso: cori, spintoni e qualche tafferuglio tra agenti e persone che attendevano fuori dall’aula della II sezione, al primo piano del palazzo A della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio.
Lo striscione esposto davanti al tribunale di Roma (foto Proto) |
All’uscita degli indagati, dopo la decisione del giudice, polizia e carabinieri hanno formato un cordone di sicurezza per far uscire avvocati e ragazzi dall’aula. «Li potrete riportare tutti a casa tra poco», è stato spiegato. Ma dopo che il piccolo corteo di alcune decine di persone aveva iniziato a percorrere il lungo corridoio verso l’uscita dall’edificio, è partito un coro: «Tutti liberi. Tutti liberi». Subito dopo alcuni giovani hanno cercato di raggiungere i loro amici e compagni.
Una ragazza, con occhiali da vista e sciarpa verde, nel tentativo di forzare lo schieramento, ha preso a spinte alcuni agenti e ha dato poi uno schiaffo. Allora è partita l’indicazione da parte dei dirigenti di polizia: «Fermatela. Fermatela». Dopo altre spinte, urla, grida, la giovane è stata presa e portata negli uffici di polizia. La giornata di cortei e manifestazioni di martedì 14 si era conclusa con 57 feriti, danni per 15 milioni di euro e ben 41 fermati nella guerriglia urbana che aveva messo a ferro e fuoco il centro dell’Urbe.CORDONE DI SICUREZZA –
Redazione online
16 dicembre 2010