15 dicembre 2010
UNICREDIT
Il Superporto a Monfalcone e Trieste è tagliata fuori
Il progetto Unicredit presentato alla Farnesina pare riscontrare grande favore nell’ambito del governo. Una banchina di 1.750 metri con fondali di 16 metri e mezzo in grado di ospitare contemporaneamente 4 navi da 8mila teu. Il primo settore del terminal entrerà in funzione già nel 2016
TRIESTE. Una banchina di 1.750 metri con fondali di 16 metri e mezzo in grado di ospitare contemporaneamente 4 navi da 8mila teu lunghe fino a 340 metri oppure 3 navi da 13mila teu lunghe quasi 400 metri, e un’area per lo stoccaggio dei container di oltre 166 ettari. Il primo settore del terminal entrerà in funzione già nel 2016 e sarà subito in grado di movimentare 350mila teu che diverranno un milione nel 2020, pressoché alla fine della seconda fase di lavori, 2 milioni nel 2025 fino a raggiungere i 3,2 milioni di teu entro il 2033.
L’INVESTIMENTO. Sono i numeri astronomici del nuovo gateway europeo dell’Alto Adriatico che il colosso finanziario Unicredit in partnership con Maersk, primo vettore al mondo nell’ambito dei container, ha progettato di collocare a Monfalcone in una formulazione definitiva che prevede la pressoché totale esclusione di Trieste. L’investimento complessivo è previsto in un miliardo e 29 milioni di euro ai quali vanno aggiunti altri 119 milioni per miglioramenti alle infrastrutture al di fuori dell’a rea portuale. L’impegno diretto di Unicredit è di 775 milioni (435 per la prima fase e 340 per la seconda).
Il piano Unicredit ha riscontrato grande favore nell’ambito del governo. Il Consiglio dei ministri forse già nella prossima seduta approverà l’intesa Stato-Regione che permetterà in tempi immediatamente successivi di nominare un Commissario straordinario che sovrintentenderà a tutte le fasi del progetto garantendo il rispetto dei tempi, condizione primaria per centrare la scommessa alla base di tutta l’operazione: il dirottamento in Mediterraneo con risparmio di tempi, costi e emissioni inquinanti, di una quota dei traffici che oggi intercorrono tra il Far East e gli scali del Nord Europa.
IL MOLO SETTIMO. Per realizzare questo rovesciamento delle rotte, rilevando che esiste un’ampia porzione di mercato contendibile rappresentata dall’area che si estende dalla Francia Sud-orientale, alla Svizzera, alla Baviera, all’Austria e all’E uropa dell’Est, Unicredit e il gruppo Ap Moller Maersk hanno promosso un gate duale polarizzato a Ovest a Vado ligure e a Est nella piastra logistica del Friuli Venezia Giulia che inizialmente doveva comprendere anche Trieste.
«Teoricamente Trieste potrebbe essere ancora inclusa nel progetto – ha affermato ieri Massimo Pecorari responsabile project & commodity finance di Unicredit – ma il Molo Settimo ha un altro concessionario e cioé la To Delta di Pierluigi Maneschi (che recentemente ha affermato al Piccolo di non voler cedere la concessione, ndr.)». Vi sono anche problemi strutturali connessi alla ferrovia e il terminal triestino, anche se ampliato, non potrebbe mai essere in grado di movimentare più di 1,2 milioni di teu all’anno. Trieste ha probabilmente perso l’occasione di esercitare perlomeno il ruolo di sede direzionale dell’operazione nel momento in cui per opposizione della classe politica cittadina, vera o presunta, è stata abbandonata l’idea di creare un’Autorità portuale regionale unica.
LE ROTTE. Avanti tutta su Monfalcone dunque con una rotta alternativa già tracciata e che prevede partenze dalla Corea, da Shanghai, da Hong-Kong con toccate a Tanjung, Port Jelang e Jeddah e Port Said e nessun’altra tappa in Europa. Sulla tratta Far East – Monaco si risparmieranno 9 giorni di viaggio e 340 euro a teu rispetto ai porti del Northern range.
La strategia Unicredit si basa su tre elementi chiave: la necessità di realizzare le infrastrutture di Corridoio in tempi certi; il rispetto dei principi europei di concorrenza, di libero accesso e di tutela dell’affidamento (mercato regolato); l’alleanza industriale con gli operatori di traffico ferroviario e marittimo nella realizzazione delle infrastrutture. Da qui l’alleanza con il Gruppo Maersk.
Il terminal sarà innovativo e completamente automatizzato. La gru scaricherà il container dalla nave su un veicolo automatizzato che porterà il container nell’area di stoccaggio. Una gru automatizzata (Asc) collocherà il container su una pila. L’Asc scaricherà il container dalla pila e lo caricherà su un trattore che lo porterà nella zona del tracciato ferroviario. Una gru su rotaia collocherà i container sui treni lunghi 750 metri che li porteranno nelle principali destinazioni del Centro e dell’Est Europa.
Per realizzare il terminal sono previsti lavori di dragaggio per complessivi 9,3 milioni di metri cubi nel bacino di approdo, nel bacino di manovra e nel canale che avrà poi una profondità di 16,5 metri. Negli spazi a terra vi saranno aree apposite anche per i container refrigerati, per i container vuoti, otto binari ferroviari di 750 metri, silos per le auto e anche un terminal multipurpose.
L’OCCUPAZIONE. Sarà Apm terminals, il braccio terminalistico di Maersk a gestire direttamente la banchina di Monfalcone. «È essenziale per noi il rispetto dei tempi prospettati, ma in questo senso la garanzia è rappresentata proprio dalla nomina del commissario – ha affermato ieri Carlo Merli, amministratore delegato di Apm terminals Italia – anche perché nel frattempo la concorrenza non starà ferma». Ma ha anche confermato che oltre a Maersk line accordi potranno riguardare altri tra i principali carriers del mondo. E in questo senso è già rimbalzato il nome di Msc, secondo vettore mondiale del settore.
Nei prossimi tempi UniCredit confronterà il modello con la business community del comparto (Assoporti, Confindustria, Confitarma, Agenti Marittimi, Associazione spedizionieri, sindacati ecc.) e con la comunità scientifica.
A regime il terminal occuperà 600 dipendenti che però potranno essere 350 già nel 2016. Ma a cascata oltre alle attività portuali tradizionali si svilupperanno nuove filiere ad alto valore aggiunto quali centri di assemblaggio, centri di ricerca, strutture commerciali e showroom.