Incredibile il ruolo della stampa a difesa della Banda del Tubo.
Anche Il testo del comunicato del Comitato, per quanto totalmente istituzionale, è stato ridotto al minimo e senza indicare la parte essenziale cioè la sfida politica lanciata ai Comuni.
Come si vede il Sindaco di Cervignano Piero Paviotti si conferma come uno dei responsabili principali a copertura del traffico di rifiuti e del grave danneggiamento ambientale effettuato dal Tubone
Comunicato stampa
E’ chiaro che la squadra degli avvocati al servizio degli imputati sapeva che ci sarebbe stata la condanna ed ha preparato una cortina fumogena per far passare come una quasi assoluzione quella che invece è una condanna chiara e precisa anche se non sufficientemente pesante ed estesa.
Vediamo in sintesi la sentenza che vede condannati Turchetti Gianfranco e Feruglio Claudio, colpevoli dei reati di cui ai capi 8) 10) d’imputazione e cioè
Traffico di rifiuti
8) Al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni, a mezzo l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, ricevevano, trasportavano, smaltivano e facevano smaltire abusivamente ingenti quantità di rifiuti negli impianti del Consorzio depurazione Laguna SpA … e secondo modalità incompatibili con un corretto smaltimento dei rifiuti..
Inquinamento ambientale
10) del delitto di danneggiamento aggravato per avere, … danneggiato il mare territoriale , il fondo e il sottofondo marino circostante lo scarico a mare degli impianti del Consorzio Depurazione Laguna SpA inquinandone i sedimenti con sostanze tossiche e pericolose e bioaccumulabili e compromettendo l’ecosistema marino …
Ora la questione continuerà sul piano civilistico perché il Ministero dovrà pretendere la bonifica del sito inquinato in quanto una volta che è stato conclamato il danno ambientale l’ambiente deve essere ripristinato.
Sfidiamo le amministrazioni Comunali, ed il sindaco di Cervignano Piero Paviotti in particolare, a pubblicare la sentenza sull’albo pretorio dei Comune con evidenziati i capi di imputazione sui quali è stata pronunciata la condanna contro il tubone e che della stessa sentenza si discuta nei consigli Comunali dei Comuni aderenti all’ex Tubone ora assorbito dal Cafc.
Dal canto loro i Comitati porteranno in pubblico tutte le verità che sono emerse dal processo.
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Messaggero Veneto MERCOLEDÌ, 15 DICEMBRE 2010 Pagina 11 – Udine
Sentenza “Tubone”, reazioni contrapposte
Il sindaco di Cervignano: nessun disastro ambientale. I comitati: porteremo in pubblico le verità
San Giorgio di Nogaro
SAN GIORGIO DI NOGARO. Prime reazioni all’indomani della sentenza al processo sul “Tubone”. Soddisfazione per l’esito della vicenda giudiziaria viene espressa dal sindaco di Cervignano Pietro Paviotti. «La vicenda giudiziaria – commenta il sindaco – si è conclusa con l’assoluzione di tutti o quasi i capi d’imputazione, esclusi alcuni aspetti marginali. Il reato di disastro ambientale come è stato dimostrato non si è verificato. Nel caso della direzione tecnica il tribunale ha voluto assolvere anche reati già prescritti».
Aggiunge Paviotti: «In questi anni mi sono trovato spesso a dover difendere il Tubone di fronte ad un’opinione pubblica ostile, che è stata strumentalizzata con l’obiettivo di cavalcare la protesta».
Paviotti evidenzia ancora che «per sette anni l’impianto è stato sequestrato e non ha potuto generare quel reddito che avrebbe coperto una parte rilevante dei costi per la manutenzione delle fognature. Dopo il sequestro sono stati licenziati sette dipendenti i quali, solo grazie alla disponibilità del Cafc, hanno trovato una nuova occupazione. Ci sono state ingenti spese legali e sono stati sospesi tutti gli investimenti per la realizzazione di nuove condotte da allacciare al depuratore».
Di tutt’altro avviso i comitati ambientali, i quali preannunciano che porteranno in pubblico «tutte le verità emerse dal processo», come sostiene il portavoce Paolo De Toni, che evidenzia la sentenza che condanna condanna Gianfranco Turchetti e Claudio Feruglio, «colpevoli dei capi d’imputazione 8 e 10. L’8 dice: “al fine di conseguire un ingiusto profitto, con operazioni a mezzo l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, ricevevano, trasportavano, smaltivano e facevano smaltire abusivamente ingenti quantità di rifiuti negli impianti del Consorzio Depurazione Laguna spa… e secondo modalità incompatibili con un corretto smaltimento dei rifiuti..” Il capo d’imputazione 10 afferma che “del delitto di danneggiamento aggravato per avere… danneggiato il mare territoriale, il fondo e il sottofondo marino circostante lo scarico a mare degli impianti Cdl spa inquinandone i sedimenti con sostenze tossiche e pericolose e bioaccumulabili e compromettendo l’ecosistema marino…”. Ora – sottolinea De Toni – la battaglia continuerà sul piano civilistico perché il Ministero dovrà pretendere la bonifica del sito inquinato»
Elisa Michellut
MV 14 dicembre 2010
San Giorgio di Nogaro. Si è concluso con una raffica di assoluzioni e di prescrizioni il procedimento nei confronti degli ex vertici
Tubone, «Nessun disastro ambientale» Al processo soltanto condanne minori
di ANNA ROSSO
UDINE. Tubone, «non c’è stato alcun disastro ambientale». Si è concluso con due condanne, una raffica di assoluzioni e di dichiarazioni di prescrizione, il procedimento penale di primo grado riguardante il Consorzio di depurazione Bassa Friulana (ora Consorzio depurazione laguna) e il cosiddetto “Tubone”, la condotta sottomarina di oltre 12 km che scarica in mare le acque trattate dall’impianto. Un processo che vedeva imputate, a vario titolo, otto persone – tra responsabili dell’impianto consortile, imprenditori privati e amministratori pubblici – per reati che vanno dal disastro ambientale (per l’ipotesi di inquinamento marino) al traffico illecito di rifiuti, dalla truffa all’abuso d’ufficio.
Ieri, trascorsi dieci anni dalla “notizia di reato” e quattro dall’inizio del dibattimento, il tribunale di Udine, riunito in composizione collegiale (presidente Reinotti, a latere Qualizza e Persico), si è pronunciato. Gianfranco Turchetti, di San Giorgio di Nogaro, ex presidente del Consorzio e Claudio Feruglio, di Cervignano, nella sua veste di responsabile di gestione sono stati condannati a un anno di reclusione per traffico illecito di rifiuti e per il danneggiamento del tratto di mare circostante lo scarico dell’impianto. Il pm Luigi Leghissa aveva chiesto 18 mesi per entrambi. Tutti gli altri imputati sono stati assolti: l’allora direttore tecnico Alessandro Florit; Giorgio Pocecco, all’epoca sostituto del direttore del servizio infrastrutture civili e tutela delle acque dall’inquinamento della Direzione regionale ambiente; Roberto Andreani, amministratore della Fingel di Firenze; Antonio Giovanni Di Taranto, amministratore dal marzo 2000 della Friul Water Wasching di Pasian di Prato; Claudia Silvestro, funzionario della Provincia di Udine che si occupava delle autorizzazioni relative agli impianti di smaltimento; Vittorio Baldo, consigliere del Cda del Centro risorse di Motta di Livenza.
Turchetti, Feruglio e Florit erano stati chiamati a rispondere anche del reato di disastro ambientale. Da questo capo d’imputazione, come detto, sono stati tutti assolti con la formula «perchè il fatto non sussiste». Il tribunale, dunque, come hanno sottolineato le difese rappresentate, tra gli altri, dagli avvocati Mete, Tapparo e Mascherin, non ha ravvisato il disastro ambientale. È dunque caduto il presupposto in base al quale il Ministero dell’ambiente avrebbe potuto chiedere il risarcimento e la conseguente bonifica dei luoghi. Nel documento di valutazione del danno ambientale stilato dall’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) tale danno era stato stimato in circa 38 milioni di euro. Tale infatti sarebbe stata, secondo gli esperti del ministero, la cifra necessaria per il ripristino dei sedimenti e per gli altri interventi utili al recupero dei beni naturali compromessi.
«Speravamo in un’assoluzione su tutto – ha commentato l’avvocato Mete subito dopo la sentenza –, ma siamo comunque soddisfatti perchè c’è stata assoluzione per il reato più grave, che presupponeva un danno rilevante per la collettività. Noi, infatti, eravamo convinti di non aver causato alcun disastro ambientale». «Durante il dibattimento – ha sottolineato poi l’avvocato Tapparo –, dopo lunghe analisi tecniche sul funzionamento dell’impianto, era emerso che lo stesso è all’avanguardia, ha sempre funzionato bene ed è stato gestito in modo corretto. Ciò, naturalmente, ha indebolito buona parte dell’impianto accusatorio».
Il tribunale ha ordinato la restituzione degli impianti sotto sequestro dal febbraio 2003.
STRALCI DELLA SENTENZA
CAPO 8 (fai visualizza immagine per ingrandire)
CAPO 10 (fai visualizza immagine per ingrandire)