MUTAMENTI CLIMATICI/ Polo nord cambiamenti sconvolgenti

Repubblica 28 ottobre 2009

“Polo Nord, cambiamenti sconvolgenti”

Non solo ghiacciai che si sciolgono: mutano i venti, si estinguono specie animali, sparisce la neve. Nel rapporto 2009 sullo stato dell’Artico l’allarme degli scienziati

 

 

IL RAPPORTO

Polo Nord, è caos clima
“Cambiamenti sconvolgenti”

Cambiano i venti, si riduce la neve, spariscono renne, fauna marina a rischio. Dati allarmanti dallo studio 2009 sullo stato dell’ambiente artico: “Trasformazioni più veloci del previsto” di LUIGI BIGNAMI

 

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“Forse non ci stiamo realmente rendendo conto di cosa significa la perdita dei ghiacci del Polo Nord. L’artico infatti, è uno dei luoghi più fragili del nostro pianeta”, ha detto Jane Lubchenco del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) presentando l’Artic Report Card, ossia lo stato dell’ambiente artico del 2009. Nonostante che durante l’estate appena trascorsa i ghiacci non abbiano raggiunto i livelli minimi del 2007 e del 2008, i ricercatori si trovano di fronte a cambiamenti estremamente drastici rispetto a soli 5 anni fa e con trasformazioni che avvengono assai più velocemente del previsto.

“Lassù %u2013 ha continuato Lubchenco – i cambiamenti ambientali avvengono ad una velocità assai più elevata rispetto al resto del pianeta con ricadute che si fanno sentire anche molto lontano”. Al Polo Nord dunque si sta verificando qualcosa che va ben al di là del semplice scioglimento dei ghiacci e da alcuni anni a questa parte si sono innescate situazioni che erano del tutto imprevedibili solo 5 anni fa.

Un esempio, sono i cambiamenti su larga scala dei venti. Negli ultimi anni infatti, si è creata una anomala alta pressione sul lato artico che si affaccia al Nord America e una bassa pressione verso l’area euroasiatica. Il tutto certamente connesso con la mancanza di ghiacci durante il periodo estivo. Nella complessa evoluzione meteorologica dell’artico ciò determina la formazione di venti più prolungati che soffiano da sud verso nord, i quali incrementano il trasporto di calore sull’Oceano Artico.

Nel Nord America vi è stata un forte riduzione delle precipitazioni nevose, mentre in Siberia si è notato un aumento delle piogge. Nell’America del Nord infatti, durante le stagioni invernali 2007/08 e 2008/09 la stagione nevosa si è notevolmente ridotta con un anticipo della primavera che ha portato allo scioglimento la poca neve caduta. La temperatura del permafrost (lo strato di terreno permanentemente ghiacciato) è salito di 2°C negli ultimi 35 anni, di cui un grado nell’arco dell’ultimo quinquennio.

Profondi sono stati anche i cambiamenti negli ambienti ecologici. Per quanto riguarda i grossi mammiferi ad esempio, si sta notando una forte discesa nel numero di renne e caribù, anche se il fenomeno era già in atto da tempo. Tra gli scienziati c’è ancor più apprensione per la vita marina, in quanto si hanno pochi dati a disposizione per capire se le comunità di animali siano diminuite o si siano spostate. “Senza dubbio – spiega Michael Simpkins del Fisheries Service del NOAA – sono a rischio balene, beluga, narvali e orsi bianchi”.
E a cornice di tutto questo vi è lo scioglimento dei ghiacci che oltre all’artico interessa fortemente anche la Groenlandia. Ciò che ha colpito particolarmente i ricercatori è il fatto che nonostante un inverno più freddo delle medie, l’estate appena trascorsa è stata così calda da elidere totalmente la neve caduta durante la stagione invernale e ha fatto ritirare i ghiacciai che giungono in mare per oltre 106 km quadrati, portando a quasi 1.000 km quadrati quelli persi dal 2000 ad oggi.