STRAGI DI STATO/ Brescia 24 maggio 1974, “… qui non è successo niente…”

Scampato alla strage di Stato, ma non allo Stato …

«Ingiustizia è fatta» E i vigili piombano in piazza della Loggia

Corriere 18 novembre 2010

Protesta in piazza un ferito nella strage: bloccato

10:52 CRONACA Fiori e un cartello, «Ingiustizia è fatta»: vigili e polizia in piazza della Loggia per fermare l’operaio

 

Brescia – Dopo la sentenza che ha assolto i 5 imputati

Vittima della strage protesta in piazza della Loggia: arrivano vigili e polizia

L’operaio ha portato dei fiori e ha messo un cartello sul monumento alla vittime: «Ingiustizia è fatta»

Brescia – Dopo la sentenza che ha assolto i 5 imputati

Vittima della strage protesta in piazza della Loggia: arrivano vigili e polizia

L’operaio ha portato dei fiori e ha messo un cartello sul monumento alla vittime: «Ingiustizia è fatta»

I vigili identificano Roberto Cucchini (foto Cavicchi)
I vigili identificano Roberto Cucchini (foto Cavicchi)

– Trentasei anni non sono bastati perché Roberto Cucchini ottenesse giustizia dallo Stato; ma quando ieri mattina l’uomo, 63 anni, ha inscenato la sua civile protesta in piazza della Loggia, i vigili e la polizia sono arrivati in un batter d’occhio. La vita ha lasciato il segno su questo ex operaio specializzato della Om (l’attuale Iveco), compresa una ferita alla gamba che Cucchini si procurò perché la mattina del 28 maggio ’74 si trovava a cinque metri dall’ordigno esploso in piazza della Loggia. Il carattere, però, non si è piegato; e così ieri mattina Roberto, reduce dalla sentenza che ha assolto tutti gli indagati per la strage, ha affisso con lo scotch un cartello artigianale sul monumento che ricorda le vittime: «Il 28 maggio 1974 qui non è successo niente». BRESCIA

La protesta (foto Cavicchi)
La protesta (foto Cavicchi)

portata a compimento con calma ghandiana e che nasce da un moto di risentimento civile. «Quando mi sono svegliato – racconta Cucchini – mi sono sentito preda di un vuoto, di uno spaesamento. Mi sono chiesto cosa potessi fare in questo paese che non aveva saputo darmi una risposta a quanto mi era capitato. Ed è nata l’idea di scrivere quel cartello e deporre dei fiori». L’ex operaio era lì che armeggiava ancora con il nastro adesivo quando è arrivata la pattuglia dei vigili a chiedergli i documenti; e a seguire è giunta una «pantera» della polizia. Alla fine gli uomini in divisa sono stati comprensivi con lui. «Ho spiegato chi ero – ecco ancora la testimonianza – e cosa mi era successo 36 anni fa. Ho chiesto a uno dei poliziotti dove fosse lui nel ’74. “Non ero nato e i miei genitori manco si conoscevano” mi ha risposto. Insomma, il senso di appartenere a un altro mondo, a un tempo lontanissimo, di essere fuori della realtà con le mie ferite e i miei ricordi in quel momento è stato enorme». Una protesta nata dopo una notte tormentata,

Tanto per completare il quadro, proprio in quell’istante piazza della Loggia è stata attraversata da un corteo di studenti che protestavano contro il ministro Gelmini. «Nessuno dei ragazzi si è fermato davanti al monumento – è il rammarico di Cucchini – nessuno ha fatto caso alla protesta. Chissà se qualcuno li ha messi al corrente dei fatti di 36 anni fa e ne capiscono la gravità». Un ripasso alla memoria non fa mai male; ecco dunque perché tanta gente quella mattina piovosa del maggio ’74 tanta gente si era data appuntamento in piazza: «Brescia veniva da giorni cupi; bombe fasciste avevano colpito sedi sindacali e di partito, pochi giorni prima un estremista (Silvio Ferrari, ndr) era saltato in aria con la sua moto mentre trasportava un ordigno. Fu proprio quello l’episodio che portò alla manifestazione antifascista. Protestavamo contro le bombe e contro la violenza anche se mai avremmo pensato che noi in piazza saremmo potuti diventare un bersaglio. Eravamo convinti che la democrazia si doveva costruire innanzitutto all’interno dei luoghi di lavoro ed eravamo lì per difendere questi valori e questa visione del mondo». Poi ci fu lo scoppio che cambiò tutto. «Mi ricordo il rumore assordante e un fumo azzurrognolo e di cattivo odore che si levava dal luogo dell’esplosione. Per istinto io ero corso via per una decina di metri. Mi fermai e mi voltai: il fumo si stava alzando e stavano apparendo i cadaveri sul lastricato».

Claudio Del Frate
18 novembre 2010