7 ottobre
Il fango rosso è nel Danubio – video
“A rischio l’ecosistema del fiume”
Allarme in Ungheria: la marea di scorie della lavorazione dell’alluminio fuoriuscita da un’acciaieria, che ha già invaso una vasta zona del Paese, ha raggiunto il corso d’acqua più lungo d’Europa. E potrebbe contaminarlo
6 ottobre 2010 Repubblica
Fango tossico, si cercano altre vittime
lotta contro il tempo per salvare il Danubio
Si cerca ancora dopo l’onda di sostanze tossiche che ieri ha investito un paese provocando 4 morti. Protezione civile impegnata a impedire che l’ondata raggiunga gli affluenti del grande fiume europeo
VIDEO allarme inquinamento per il Danubio /
UNGHERIA
Fango tossico, si cercano altre vittime
disastro ecologico senza precedenti
Riprese le operazioni di soccorso dopo la fuoriuscita di materiale pericoloso da una fabbrica che ha invaso una vasta area. Protezione civile impegnata a impedire che l’ondata raggiunga gli affluenti del Danubio
BUDAPEST – È un disastro ecologico senza precedenti quello che ha colpito Kolontar, nella regione occidentale dell’Ungheria. Il “fango tossico 1” fuoriuscito da un impianto di lavorazione dell’alluminio che ha inondato una zona di circa 40 chilometri quadrati, ha provocato almeno quattro morti (una donna anziana, un uomo di 35 anni a due bambini), sei dispersi, 123 feriti tra i quali 61 ricoverati, e indotto il governo magiaro a proclamare lo stato di emergenza in tre province, Veszprem, Gyor-Sopron e Vas. I danni sono stimati sui dieci miliardi di fiorini, 38 milioni di euro, la bonifica dell’area durerà mesi, se non anni. La marea di fango, alta due metri, ha sollevato timori per la minaccia inquinamento, che potrebbe raggiungere il Danubio nel giro di quattro o cinque giorni.
I soccorritori sono tornati al lavoro questa mattina: con indosso maschere e indumenti per proteggersi dalle sostanze tossiche e caustiche, gli uomini dell’autorità nazionale per la gestione dei disastri sono alla ricerca di sei anziani, scomparsi dopo l’inondazione. Dopo due giorni in cui non hanno dato segnali di vita, ci sono poche speranze di trovarli vivi e si teme che andranno a ingrossare il bilancio delle vittime del disastro ecologico. Altri 500 uomini sono impegnati in maniera strenua a