MV VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009
Pagina 1 – Udine |
La palazzina delle Ferrovie dal 2006 era il punto di riferimento di decine di giovani anarchici. Ieri le operazioni dell’Arma si sono concluse pacificamente |
Acqua e luce: bollette intestate regolarmente |
Centro sociale sgomberato dopo 3 anni |
I carabinieri hanno sequestrato l’edificio di via Scalo nuovo: scatta l’accusa di occupazione abusiva |
LA CURIOSITÀ |
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di LUANA DE FRANCISCO Quando i carabinieri arrivano, nel Centro sociale autogestito di via Scalo nuovo ci sono otto giovani: chiacchierano, chi sotto il chiosco in fondo al cortile e chi appollaiato sul tetto di una dependance. Lo sgombero comincia e finisce con loro. Pacifico ma inesorabile, come un fulmine a ciel sereno, sullo sfondo di un’inchiesta che vede tre persone indagate per occupazione abusiva. |
L’occupazione è quella di un immobile di proprietà delle Ferrovie dello Stato: l’ormai famosa palazzina nella quale, nel giugno del 2006, gli anarchici del Csa trasferirono la propria sede, dopo il trasloco forzato dalle “casette” di via Volturno. Le persone indagate sono gli stessi tre intestatari dell’allacciamento delle utenze del Centro sociale (un 37enne, un 44enne e un 54enne) finite nel mirino dei carabinieri, durante la perqusizione effettuata in via Scalo nuovo, laterale di viale delle Ferriere, nel settembre del 2008. E fu proprio l’esito di quella perquisizione, maturata nell’ambito di un’inchiesta sulla presunta diffamazione on-line di una giornalista da parte di un giovane frequentatore del Centro sociale, a dare il via a un nuovo filone d’indagine e alla collegata richiesta di sequestro dell’immobile. Ieri, cioè quindici mesi dopo la presentazione dell’istanza (passata nel frattempo dalle mani del procuratore aggiunto Giancarlo Buonocore, a quelle del sostituto procuratore Viviana Del Tedesco), il via libera del giudice di pace Luciano Andretta (competente in materia d’invasione di terreni ed edifici) al provvedimento. Sono le tre del pomeriggio, quando davanti alla coloratissima palazzina si fermano due suv del Nucleo investigativo, una gazzella della Radiomobile e, poco dopo, anche un’auto dei colleghi della stazione di Udine est. Il clima è particolarmente mite e gli otto ragazzi, tutti studenti (di cui soltanto due maggiorenni), ne approfittano per trascorrere qualche ora all’aria aperta: sei sono seduti nell’area attrezzata a bar, in fondo al cortile, due sul tetto di una casupola poco distante. Chiacchierano, sorseggiano bibite e fumano sigarette. Senza immaginare neppure lontanamente che, di lì a pochi minuti, quella visita li costringerà non soltanto a fare armi e bagagli, ma anche a rinunciare (per un periodo di tempo indeterminato) ad altre pause fuori e dentro il Centro sociale. L’operazione-sgombero, comunque, avviene nella più pacifica delle maniere. Varcato il cancelletto, i carabinieri fanno la conta degli “occupanti”, identificandoli uno per uno, e passano al setaccio i locali interni, fotografando gli arredi e gli altri oggetti (in particolare, una batteria e altri strumenti musicali) distribuiti tra la cucina, le camere da letto e la sala ricreativa. Quanto basta, insomma, per fare ipotizzare una frequentazione assidua e costante della palazzina, come peraltro denunciato dalle stesse Ferrovie dello Stato attraverso una serie di querele con tanto di richiesta di sequestro. Tempo un’ora e le “pratiche” del sequestro (preventivo) sono completate. Questa volta, a sbarrare l’ingresso con catenaccio e lucchetti sono i carabinieri. Alle loro spalle, i ragazzi si allontanano silenziosi: l’autogestione, almeno per il momento, è finita. |